Gildas Demonar
Stringo i denti quando giro con forza l’asciugamano sullo stomaco. Do una veloce sbirciata constatando che il taglio si è aperto ancora di più. Tempo qualche ora e potrò annodare il mio intestino da solo. Cassandra continua a guardarmi con quel sorriso sul volto, sorriso che non fa altro che rilassarmi. Così simile a quello di Vicent. A quanto pare il ragazzo ha ragione… tiro indietro la testa posandola sul muro ripensando alle sue parole in biblioteca, contro Nikah… contro il vero mostro. «Gildas, sono onorata che vi siate confidato con me su una questione tanto delicata, saprò essere all'altezza della vostra fiducia e vi prometto che ascolterò il vostro consiglio...» sollevo il pollice appena per farle capire che ho capito ma lo riabbasso subito stringendo gli occhi per il dolore. La rabbia è svanita e il suo effetto palliativo non funziona più. Respiro con lentezza ascoltando il resto delle parole della ragazza «... ricordate che stiamo lottando sotto lo stesso vessillo, i problemi di casata dobbiamo lasciarli fuori di qui. Guardate con quanta nobiltà d'animo gestiscono la loro conflittualità Sir Aiden e Sir Vicent... anche le loro famiglie sono in disaccordo da generazioni. Non mancherò di fare la medesima constatazione a Sir Alagos» come posso cercare di gestire in maniera civile questa situazione se quell’idiota non fa altro che lanciare occhiate o tenta di attaccarmi? Sento poi un rumore di stoffa strappata, apro un occhi osservando la manica della camicia di Cassandra totalmente a brandelli mentre lei la immerge in acqua si avvicina a me togliendomi dalle mani l’asciugamano sporco e cominciando a lavare il taglio delicatamente. «Se mi permettete... vorrei lavarvi il sangue, così non si infetterà maggiormente e il mio potere sarà più efficace» le lascio fare distogliendo lo sguardo dalle sue mani e portandolo sui suoi occhi, mi sento rilassato e per un attimo il dolore passa in secondo piano. Ripenso alle parole di Cassandra e al suo sorriso e per la prima volta sento di stare facendo veramente la cosa giusta, sento di muovermi sicuro. «Fossi in voi, starei attento al vostro castello… dicono che Beslim Akosh sia un luogo perfetto per i commerci…» le dico con un sorriso dolorante facendole capire di stare in guardia costante. Provo poi a posarle una mano sulla sua per farle smettere di pulire, «so che sono l’ultimo a cui dareste ascolto qui alla torre e per certi versi fate bene, ma vi prego di ascoltarmi, questa volta. Tutto qui.» mi appoggio infine alla parete trovando sollievo nel fresco del muro… spero che le cure non tardino ancora, o davvero comincerò a giocare con il mio intestino…