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  1. #101
    sim dio L'avatar di DELTAG
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Keyra
    Isyl Tinnuviel



    Nuovamente le mani di Andreus si posano su di me. Con delicatezza innata, mi scioglie il bendaggio impregnato del mio sangue, mentre un fastidio nel farlo mi coglie, probabilmente il sangue ha fatto da collagene con le bende. Ecco dalle sue mani irradiarsi ancora la sua calda e rigenerante energia, poverino, credo di averlo messo a dura prova oggi, chissà che stanchezza. Prima a curato me, poi ha curato se stesso e ora…nuovamente me…se solo fossi stata più accorta, gli avrei risparmiato ulteriori fastidi. Sento il pizzicore della pelle rinsaldarsi come se un sottile filo dorato lavorasse le mie carni in profondità per poterle risanare fino in superficie , è una sensazione strana, come una lunga e timida carezza che tutto rigenera anche se la perdita di sangue mi ha piuttosto spossato. Devo recuperare un po’ di energie.

    Improvvisamente ecco che gli splendidi occhi di smeraldo di Andreus incontrano i miei…
    «Dunque… la donna che ti ha quasi ucciso si chiama Cassandra De Lagun, qualcuno di voi forse la conoscerà, magari in altre circostanze, forse più rosee di questa…»
    Nel sentire questo nome, mi tornano alla mente le parole che Andreus ha rivolto giusto ieri a Lord Belial, quando si è presentato a lui pronunciando fiero il suo nome e cognome completi. Rimembro le sue parole mentre dalle mie labbra quelle sue stesse parole, escono flebili:
    « Mi chiamo Andreus De Lagun, ex scudiero di Jubert De Lagun e attuale braccio destro di Efrem Targaryus. »
    Le ripeto dapprima con un filo di voce e poi nella mente, come ad imprimerle a fuoco mentre il suo sguardo saetta sui presenti.
    Oddio no, quella donna…quella donna era…
    «Come avrete di certo intuito dal cognome, questa ragazza è mia sorella…»rammarico, infinita tristezza ecco quello che avverto dalle sue parole, no Andreus questo no!
    Come può questa guerra mettere contro due fratelli di sangue!!! E’ ingiusto, completamente ingiusto.
    I miei occhi si velano sottilmente di lacrime;
    lacrime non mie che non sono dettate dal dolore ne dalla rabbia;
    lacrime che prendono forma nel mio cuore, per lui, per Andreus;
    lacrime che giungono agli occhi senza però fuoriuscirne, capisco il suo dolore, lo comprendo.
    « …padroneggia l’arte del ghiaccio e… il suo elemento dominante è l’acqua…del suo compagno non so dirvi molto, a parte che, come ha già detto Keyra, padroneggia il fulmine ed è armato di spada! »

    Detto ciò la mia gamba è completamente guarita. Faccio per ringraziarlo ma lo vedo alzarsi velocemente e dirigersi a passo spedito verso la porta dell’infermeria…
    «Se permettete, credo sia il caso di andare a parlare con Efrem, ci rivedremo in sala mensa più tardi…»
    «Andreus… » la mia voce riecheggia tra le fredde pareti di pietra come a richiamarlo indietro « mi dispiace…per tutto….» non riesco a dirgli altro, tale è lo sgomento nell’aver appreso da lui che ha dovuto scontrarsi con sua sorella, chissà quanto gli è costato…. più tardi vorrei parlargli, forse le mie parole non serviranno a niente e non saranno di conforto, ma vorrei sapere da lui davvero come si sente anche se posso immaginare benissimo quali stati d’animo stiano camminando tra i sentieri del suo cuore stretto in un dolore troppo grande da esprimere , soprattutto in questo momento.
    Mi alzo di scatto dal letto incurante dei presenti, vorrei rincorrerlo ma poi la mia corsa si ferma all’arco che fa da ingresso al corridoio che conduce all’infermeria e nel mentre, lo vedo imboccare la scala verso il piano inferiore a testa bassa. «Andreus...» ripeto con più enfasi preoccupata per quello che sta per fare « Non devi andare! Non è stata colpa tua, lo sai meglio di me! Se voleva un colpevole, quello non sei tu…» gli dico mentre la mia voce si fa più strozzata, rotta.
    Credo però di aver parlato al vento, non credo che le mie parole lo tratterranno oltre, ha preso la sua decisione.
    Mi rivolto verso il corridoio, per poi poggiarmi al muro alla mia destra abbandonandomi sulla sua ruvida superficie con la schiena mentre le mie braccia cingono il mio corpo stringendolo in un abbraccio, lo sguardo rivolto all’inesistente cielo sopra di me, quel cielo che tanto vorrei vedere. Rifletto, penso a tutto ciò che è accaduto e vorrei fosse tutto un incubo dalla quale mi risveglierò con le prime luci dell’alba…ma qui non esiste alba, ne tramonto, solo freddo, umido e pietra…non posso però stare qui imbambolata a fissare un muro che non ha le risposte a tutte le mie domande, ai miei perché.
    Mi rialzo asciugando all’angolo degli occhi una lacrima sfuggita, poi ritorno nell’infermeria…
    Mi sforzo di sorridere quando incrocio gli occhi dei presenti e in particolare quelli della ragazza bionda che ha chiesto dei vestiti. La guardo.
    « Lady…» la chiamo non ricordando al momento il suo nome « …ora necessito di un bagno caldo, questa giornata è stata piuttosto pesante, vorrei trovare un po’ di quiete… più tardi se vuoi posso allenarmi un po’ con te, o anche con altri…ma ora ho solo bisogno di rimanere sola. Se ti va, posso darti qualcosa io da indossare, come taglia credo che più o meno ci siamo…» la squadro, forse le mie cose le andranno un po’ larghe ma forse nemmeno; in caso potrei sistemargliele, conosco l’arte del cucito…« ….dovrai adattarti ai pochi colori disponibili, non ho portato molto con me e io vesto prevalentemente di nero, rosso scuro , viola ma forse ho anche qualcosa di bianco o blu…quando vuoi la mia stanza è proprio al piano più basso della struttura, alla fine delle scale, l’arco che troverai dietro di te, prima porta sulla sinistra. Ora vogliate scusarmi, mi incammino verso la mia stanza…grazie a tutte voi per avermi aiutato, non so chi sia stato a medicarmi la gamba ma…vi ringrazio tutte comunque » detto ciò con un sorriso mi congedo dalle presenti e imboccando il corridoio e le scale, seguo i passi di Andreus scendendo la scala con l’intento di raggiungere la mia stanza.
    Ultima modifica di DELTAG; 3rd January 2015 alle 15:18

  2. #102
    Master caotico L'avatar di SimsKingdom
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    È notte.

  3. #103
    sim dio L'avatar di XxRosy_99xX
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli


    Lucynda Mellow

    Un momento caotico come questo è sicuramente uno di quelli più memorabili e piacevoli che un essere umano possa vivere. Non facciamo altro che pretendere delle risposte, delle affermazioni veritiere che conserviamo negli angoli più remoti dell'intelletto e richiamarli quando, secondo la nostra esimia volontà, lo riteniamo opportuno.

    Dalle mie varie esperienze personali ho appreso che se vuoi ottenere un'informazione più dettagliata possibile devi insistere con l'interlocutore o nei casi estremi ricorrere alla magia, ma spesso si va incontro a delle fatiche sprecate... e ne ho la conferma, dato che parecchio tempo fa ci ho sperimentato sulla mia pellaccia con una vecchia conoscenza; ripensandoci è meglio registrare quei pochi dati che recepisci con la massima silenziosità. E come? Ascoltando con attenzione le parole dei tuoi compagni di intervista, niente di più facile. Un susseguirsi di informazioni fulminee transitano davanti ai miei occhi, come una saetta scagliata dal mio palmo verso un punto indefinito: la prima a chiedere quesiti è Ananya, a riguardo di Ryuk e dei suoi poteri non adoperati...mentre la prima risposta che impregno nella mente è quella di Keyra, che grazie a lei vengo a conoscenza dell'aspetto fisico e del potere comandato da tale individuo: Vento. Il suo alleato, invece, si destreggia con il Fuoco. Proprio come mio padre, ogni volta che sento nominare qualsiasi cosa riguardante il fuoco, un fotogramma s'impossessa buona parte della mia mente: il calore della fiamma ardente emessa dai palmi delle sue mani, che sostengono il dono del Dio Efesto...

    [foto 1]

    ...Padre, un giorno all'altro verrò a porgerti i miei saluti. Costi quel che costi.
    Mi accorgo di essermi persa l'ultima parte della spiegazione di Keyra, diamine...però c'è Andreus a rinfrescare il tutto «Dunque… la donna che ti ha quasi ucciso si chiama Cassandra De Lagun, qualcuno di voi forse la conoscerà, magari in altre circostanze, forse più rosee di questa…come avrete di certo intuito dal cognome, questa ragazza è mia sorella…padroneggia l’arte del ghiaccio e… il suo elemento dominante è l’acqua…del suo compagno non so dirvi molto, a parte che, come ha già detto Keyra, padroneggia il fulmine ed è armato di spada!»
    Cassandra...Cassandra? Stenta a crederci...il fato è proprio bastardo, eh? Direi che la personalità del suo compagno rispecchia perfettamente la mia.
    Noto che poi egli si dirige fuori dalla sala comunicandoci che ci saremo rivisti nella sala mensa, nel mentre Keyra si alza gridando disperatamente nella direzione del compagno che non era lui il colpevole di tutto questo caos.

    [foto 2]

    [foto 3]

    Medea cattura la nostra attenzione, chiedendo se qualcuno di noi possiede una scorta di vestiti per lei. Ma come, non sapeva che doveva portarsi dei ricambi con sé? Tsk, non contare su di me. Sono gelosa delle mie cose, non condivido nulla con nessuno.

    Sbuffando mi avvicino all'arco della soglia per poi voltarmi verso il resto del gruppo, fissando gli occhi di ciascuno. Proferisco «Bah, qui c'è poco da fare. Tra poco ritornerò in armeria, se qualcuno di voi desidera confrontarsi con me sapete dove trovarmi...»

    [foto 4]



    N.B: Foto appena possibile.

    Ultima modifica di XxRosy_99xX; 4th January 2015 alle 11:59 Motivo: Modifiche.


  4. #104
    sim dio L'avatar di Akuiyumi
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli


    Ananya Nitya Kalpana

    Ok, allora ricapitolando: tra i reietti c’erano uno col fuoco, e uno con vento e falce lunga. Tra i reali invece, c’erano uno con fulmini e spada, e una con ghiaccio, acqua e arco. Per di più sorella di Andreus.



    Già è orribile essere traditi dalla propria famiglia, ma ritrovarsi su fronti opposti nella stessa guerra... mi chiedo cosa porti due fratelli ad avere idee così diverse.
    Cosa succederebbe se si trovassero faccia a faccia uno contro l’altro, con loro stessi come unici avversari, non come è stato adesso: si ucciderebbero? Avrebbero entrambi il coraggio? Ma, ancora più importante, se fosse uno di noi ad ucciderla in battaglia? Andreus come reagirebbe nei confronti del suo assassino? Essere tu a uccidere un tuo familiare è un conto, ma se lo fa qualcun altro è tutta un'altra cosa.



    Questa storia non mi piace, porterà solo guai.

    Medea chiede dei nuovi abiti, la guardo stranita, ma per fortuna Keyra risponde offrendosi di aiutarla. Ottimo.



    La piccola riunione sembra giunta al termine, Andreus se ne va a tentare di parlare con Efrem, ed io posso finalmente andare in biblioteca a cercare un po’ di informazioni…però chissà, magari potrei avere più fortuna di capirci qualcosa seguendo Andreus nella sua chiacchierata col grande capo, tanto i libri sono lì e non scappano.

    Guardo gli spessi muri dell’edificio, e mi chiedo se sia possibile riuscire ad origliare… mmh… oh beh, tentar non nuoce, se mi risulterà impossibile vorrà dire che andrò in biblioteca.

    Presumendo che Efrem si sia ritirato nella sua stanza, Andreus avrà bisogno di scendere al 4° piano, di conseguenza scenderò pure io senza farmi troppi scrupoli, fingendo di andare nella sala mensa a mangiare qualcosa. Mi siederò sulla panca vicino al muro, fingendo di mangiare dal piatto che ho lasciato qui prima, guardando verso il corridoio, in modo da tenere d’occhio la porta della stanza di Efrem. A seconda poi di quello che accadrà, vedrò se sarà il caso di avvicinarsi o meno: Efrem potrebbe non farlo neanche entrare.


    Ultima modifica di Akuiyumi; 23rd January 2015 alle 22:27


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  5. #105
    sim dio L'avatar di Lilla_20
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    E’ strano stare in un posto che non conosco con queste persone a me sconosciute…
    E’ strano parlare di una battaglia non a casa mia con mio padre davanti al caminetto…
    E’ strano non avere più lui a proteggermi…
    Vorrei tanto buttarmi sul mio letto a piangere, a ricordare la mia famiglia, ma ormai sono sola e devo pensare a me stessa ed a proteggermi quindi più apprendo meglio è.

    Torno con lo sguardo sul ragazzo che sta rispondendo alle domandi incalzanti di tutti, ma sembra stare male e non solo fisicamente…
    «dunque… la donna che ti ha quasi ucciso si chiama Cassandra De Lagun, qualcuno di voi forse la conoscerà, magari in altre circostanze, forse più rosee di questa…» … «Come avrete di certo intuito dal cognome, questa ragazza è mia sorella…» … «padroneggia l’arte del ghiaccio e… il suo elemento dominante è l’acqua…» … «del suo compagno non so dirvi molto, a parte che, come ha già detto Keyra, padroneggia il fulmine ed è armato di spada!»

    La sorella? Questo di certo non me l’aspettavo, rimango basita dalle sue parole… Quindi sua sorella è nella fazione opposta alla nostra, è rimasta con i reali…
    Guardo attentamente il ragazzo, per lui deve essere duro, anzi, inconcepibile, lottare contro sua sorella, specialmente se è molto legato a lei… continuo a guardarlo con ammirazione e tristezza.
    Mi dispiace per lui, non deve essere stato facile lasciare un familiare e poi trovarselo contro in battaglia…
    Lui mi piace, capisco che in un certo senso è un duro ma che allo stesso tempo è sensibile…

    L’elemento di Cassandra è il ghiaccio ed il suo elemento dominante è l’acqua esattamente come me, ma lei a differenza di me padroneggia l’arte del ghiaccio… interessante.
    L’altro invece padroneggia il fulmine e ha una spada, bene, almeno comincio a conoscere parte dei nostri nemici.
    Guardo il ragazzo uscire e lo sento dire che va a parlare con Efrem… sicuramente è quel pazzo che ha fatto la scenata prima… non so perché ma le parole mi escono da sole dalla bocca.
    «Devi proprio andare? Lascialo sbollire prima!»

    Sicuramente neanche mi ha sentita…

    A quanto pare io e la ragazza ferita siamo d’accordo…

    «Non devi andare! Non è stata colpa tua, lo sai meglio di me! Se voleva un colpevole, quello non sei tu…»

    «Lascialo andare, tanto non ci darà retta…» Faccio per sedermi su uno dei comodini ma le parole della ragazza mi fermano, così mi giro a guardarla.

    « Lady…» … « …ora necessito di un bagno caldo, questa giornata è stata piuttosto pesante, vorrei trovare un po’ di quiete… più tardi se vuoi posso allenarmi un po’ con te, o anche con altri…ma ora ho solo bisogno di rimanere sola. Se ti va, posso darti qualcosa io da indossare, come taglia credo che più o meno ci siamo…» …« ….dovrai adattarti ai pochi colori disponibili, non ho portato molto con me e io vesto prevalentemente di nero, rosso scuro , viola ma forse ho anche qualcosa di bianco o blu…quando vuoi la mia stanza è proprio al piano più basso della struttura, alla fine delle scale, l’arco che troverai dietro di te, prima porta sulla sinistra. Ora vogliate scusarmi, mi incammino verso la mia stanza…grazie a tutte voi per avermi aiutato, non so chi sia stato a medicarmi la gamba ma…vi ringrazio tutte comunque »
    Mmm… le sue parole mi colgono di sorpresa.


    «Si immagino, vai tranquilla, io intanto faccio un giro per conoscere questo posto.» Le sue successive parole mi sorprendono piacevolmente. «Grazie, mi adatterò volentieri, tanto penso che non ci sia nessun ballo in programma questa sera, vero?» Rispondo in maniera ironica ma non lo faccio apposta, sto ancora ripensando al ragazzo ed a come deve sentirsi sapendo che prima o poi dovrà affrontare sua sorella in battaglia. Forse è perché sto pensando a lui che senza riflettere chiedo.

    «E’ un ragazzo sensibile sotto sotto, vero?» Indico Andreus. «A proposito come si chiama? Sai forse l’ha detto o forse no, ma al momento non ricordo». Abbozzo un sorriso più che altro per cercare di non arrossire… Non voglio sembrare maleducata anche perché questa ragazza mi piace e potremmo diventare amiche… «Scusami, non sono stata in battaglia con voi ma sono ugualmente scossa, non volevo essere maleducata. Ti ringrazio infinitamente per la tua gentilezza»

    Sorrido sinceramente augurandomi in cuor mio che non se la sia presa.

    Uscita Keira andrò a farmi una passeggiata per il monastero e poi dopo un po’ la raggiungerò nella sua stanza.



    ** Foto appena possibile **
    Ultima modifica di Lilla_20; 4th January 2015 alle 19:34

  6. #106
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli


    Lucynda Mellow

    Bah, andate al diavolo! Di certo non sarò io a richiamare l'attenzione per ricevere un misero consenso al mio invito.

    Lancio un'ultima occhiata al soffitto per poi andarmene a passo spedito nell'armeria. Non importa se non avrò a che fare con degli avversari in carne ed ossa, non importa se sprecherò le mie energie su un qualcosa di finto, non ho altra scelta. Volente o nolente devo sfogare la mia tenacia. DEVO, se voglio avere qualche possibilità di battermi al meglio sul campo. Per mio padre e soprattutto per me stessa.
    Nonostante ero considerata in parte un maschiaccio di famiglia per via della mia indole bellica, ha sempre creduto che in un modo o nell'altro sarei riuscita a sbarazzarmi di coloro che si mettono contro di me. E sia!

    Scruto attentamente i fantocci uno ad uno e per un attimo lo sguardo cade su quello capovolto a terra, assieme al tavolo e ai vari attrezzi sparsi quà e là; ripenso agli avvenimenti di stamani, come una serie di fotogrammi che corrono alla velocità della luce... lo "scontro" con Efrem, per essere precisi.
    Mi controllo il graffio che occupa un pezzo della mia spalla sinistra: bene, si è completamente rimarginato. Avrei dovuto reagire in maniera diversa, se volevo subire un contrattacco diverso a quello che subì MissCadavere... ma non è questo l'importante.

    Sollevo il braccio sinistro e lo punto in direzione del fantoccio armato, accanto al suo "compagno morto": avverto un piacevole formicolio nel mentre concentro l'elettricità sul palmo, che a poco a poco si accumula plasmandosi in una sorta di palla che va a scagliarsi su ciò che incontra a causa della forza di lancio...

    Fulmine
    Allievo Saetta – Si crea una saetta di piccole dimensioni, che può essere lanciata per due metri, che causa danni lievi da elettricità (50 volt)


    Ultima modifica di XxRosy_99xX; 6th January 2015 alle 19:48


  7. #107
    Master caotico L'avatar di SimsKingdom
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Efrem Targaryus

    Sono ancora leggermente stranito da quello strano ritrovamento di poco fa, cosa ci faceva un paio di mutande, femminili tra l’altro, in un vecchio e decadete tempio di soli monaci maschi? Che qualcuno di loro fosse implicato in qualche tresca amorosa non mi pare, ma non ne sono mai stato così sicuro. Le vite dei monaci di Dohaeris sono sempre state uno degli argomenti più affascinanti all’interno dei vari libri della septa, uno di quelli che studiavo con molta attenzione. Il loro capo spirituale, molto probabilmente, non doveva essere poi questo gran sant’uomo, ma che ci vuoi fare? Erano uomini anche loro.
    Un altro pensiero si fa strada attraverso le ragnatele nella mia mente: nella mia squadra vi sono parecchie donzelle, che forse forse, qualcuna di loro abbia voluto farmi sapere le sue più piacevoli intenzioni? Escluderei le due nuove arrivate, così come la figlia della cuoca che, ora che ci penso, non vedo da quando siamo arrivati qui. Chissà dove si è cacciata. Magari una delle altre tre rimaste, sono abbastanza appetibili tutte e tre devo dire. Rimuginando su questi pensieri raccolgo i primi fogli a me vicini, vecchi appunti ingialliti su antiche tomi e pergamene in una lingua a me non presente.



    Ne osservo la calligrafia imprecisa e a tratti sbiadita seguita da disegni e simboli stavolta molto più familiari, in un attimo rievoco alla mente le esatte parole della nonna

    «Appurato che col tuo cervello d'uovo non ti entra nulla in testa...»



    disse mentre aprì la porta a due guardie reali: «... proviamo così: il serpente, ti dicevo stamani… raffigura il "cambiamento"... sì, lì, marchiatelo a fuoco sul braccio!» Mi resi conto terrorizzato della brace ardente a forma di serpente a pochi centimetri dalla mia pelle, mentre l'altra guardia mi teneva fermo. «Nonna, questo mi sembra un tantino esagerato!» dissi mentre il calore della brace si avvicinava sempre di più al mio braccio «Nah, quando lo imparerai te lo farò guarire, tu intanto imprimitelo sulla pel-... cioè, nella mente!» non feci in tempo a risponderle che le guardie abbassarono la brace sul mio braccio. Il dolore mi strappò un urlo seguito da una serie di imprecazioni, alcune delle quali nella lingua che cercava di insegnarmi da giorni «Oh, visto? Funziona di già!»


    Sorrido amaramente guardandomi per un attimo il braccio,


    il simbolo del serpente è svanito ormai da anni e come lui anche tutti gli altri simboli sparsi per tutto il corpo, ma ancora ricordo il dolore provato in quelle lunghe settimane. I miei occhi si posano nuovamente su quegli appunti cercando di tradurre quello che c’è scritto, non che mi importi tanto, ma magari potrebbe essermi utile in futuro, chi lo sa. Aguzzo la vista aprendo la mente a quei… dolorosi ricordi e cerco di tradurre perlomeno le prime righe, ne osservo i vari simboli associandoli ai vari significati studiati quando una sottospecie di racconto si fa lentamente più palese ai miei occhi.

    Capitolo XII
    E fu così, che la Gloriosa Imperatrice Esperanta III, sovrana delle terre dell’Est, urlò davanti all’intera corte nobiliare “se qualcuno ha qualcosa da obiettare, quella è la porta!” indicando con un chiaro gesto il pesante legno alle spalle delle sue guardie imperiali.
    Sbadiglio, ma a chi importa di questa roba?


    Raccolgo gli altri fogli distrattamente, li accumulo in una piccola pila sopra un paio di libri e li riappoggio sul tavolo dov’erano in precedenza. Torno con la schiena piegata a raccogliere gli altri volumi dai titoli improponibili, quando la mia attenzione viene catturata da un altro indumento incastrato tra le gambe del tavolo «ma che cazz…», mi inginocchio lasciando scivolare il libri sulla pietra e mi avvicino a quel pezzo di tessuto cercando di afferrarlo con la mano libera


    mentre con l’altra trattengo i libri contro la coscia. Il suono della porta sbattuta contro il muro mi fa sobbalzare facendomi perdere l’equilibrio e appoggiare contro le sedie davanti a me. «Efrem!» urla una voce troppo familiare, guardo da sotto il tavolo, i pantaloni bianchi incastrati in quegli stivali troppo alti e sporchi di fango e foglie rosse.


    «Andreus…» dico con voce dura sollevandomi da sotto il tavolo. Non calcolo bene le distanze e la fredda e dura superficie in marmo del ripiano urta contro la mia testa provocandomi fitte allucinanti. Esco finalmente da sotto quella trappola massaggiandomi la testa con una mano e appoggio i libri sul banco «cosa ci facevi lì sotto?» domanda incredulo il ragazzo indicando il tavolo, la rabbia di poco prima mista al dolore alla testa parlano per me


    «tu cosa credi? Di certo non stavo dormendo come qualcun altro.» dico indicando con gli occhi i volumi ancora sotto la mia mano. L’altro si fa scuro in volto, stringe i pugni e con una punta di sollievo noto la ferita sul suo addome totalmente rimarginata e, al suo posto, la pelle olivastra totalmente risanata del giovane fa capolino da sotto la camicia strappata «Noi non abbiamo dormito!» digrigna i denti chiudendosi la porta alle spalle.


    Sento che nasconde qualcosa in quelle parole, voglio scoprire cosa «Ah no? E allora cosa avete fatto sul quel maledettissimo campo di battaglia?» urlo chiudendo il pugno sopra i libri, «di certo non avete fatto una grandissima bella figura lasciandovi scappare uno dei nemici più pericolosi delle altre fazioni.» Andreus stringe i pugni, e da qui posso notare le sue nocche farsi sempre più paonazze mano a mano che il nervoso sale. Deve capire, capire che la guerra non è un gioco, credevo che fosse pronto, ma a quanto pare suo padre non ha fatto granché a parte tarpargli le ali. Idiota. Mi volto nuovamente dandogli le spalle e raccogliendo gli altri libri da terra, li ammasso in una pila piuttosto simile alla precedente, non ho davvero voglia di sistemarli, voglio solo sfogarmi in qualche modo prima di riprenderlo a pugni e so che non farebbe bene né a me né a lui. «Tu…» è l’unica cosa che sento pronunciare in un sibilo alle mie spalle, «io cosa? Ah? Avanti… parla! Cosa volevi che facessi? Pensavi che ti avrei portato la cena a letto mentre le altre facevano da guaritrici? Eh?» il ragazzo non risponde, le sue mani ancora chiuse a pugno, gli occhi bassi «eravate in due, due dei guerrieri più forti qui dentro! E non siete stati capaci di sistemare anche sono uno di quegli stupidi reali!» al suono delle mie parole il ragazzo scatta in avanti afferrandomi per la pelliccia e spingendomi verso lo scaffale alle mie spalle «era mia sorella!»


    urla puntando i suoi occhi nei miei, ora li vedo, velati dal pianto, arrossati dalle troppe lacrime versate


  8. #108
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli


    *V.M.+18: A causa del loro contenuto, alcune foto saranno messe sotto spoiler. Buona continuazione *

    «Tu non hai idea di cosa significa combattere contro tutto ciò che ti apparteneva un tempo! No… tu pensi alla tua stupida guerra, alla tua stupida causa. Non hai minimamente pensato che in questa guerra sono implicate anche famiglie che si squartano per i VOSTRI ideali!» dice stringendo i pugni sulla veste,


    sapevo della storia di sua sorella ma non di certo che l’avrebbero mandata in prima linea contro il suo stesso sangue. Bastardi. «Andreus…» l’altro mi blocca in preda all’ira ma con la voce ferma, impassibile, quasi priva di emozioni «ma ovviamente a te non importa nulla… sei solo un’automa carico di odio e vendetta. Non riesci a vedere aldilà dell’affronto subito, vero? Aldilà del tuo rancore.» Non è vero. Non è vero. Non è vero. NON È VERO.


    «Sei soltanto una macchina da guerra, non ti fermerai davanti a nulla e non ti importerà minimamente delle vite che lentamente si spegneranno davanti ai tuoi o-» non ha il tempo di finire la frase che le mie labbra si posano veloci sulle sue bloccando ogni frase aggiuntiva.


    Andreus rimane spiazzato da quella reazione, sento il suo corpo irrigidirsi all’istante per poi abbandonarsi e seguirmi, prepotente quasi come un animale tirato fuori dalla gabbia. Stacco per un attimo la mia bocca dalla sua guardandolo negli occhi, lui fa per parlare ma sono più veloce di lui e mi avvicino al suo orecchio sussurrandogli «avremmo tutto il tempo per parlare… dopo…»


    dico riportandomi nella stessa posizione di prima, Andreus riprende a baciarmi con ancora più foga, quasi egoisticamente come a voler scaricare tutti gli anni passati a nascondere tutto ciò a suo padre, su di me. Lo seguo prendendo in mano le redini della situazione, lentamente sollevo la mia mano facendola scivolare all’interno dello squarcio sulla camicia, il tocco leggero della mia pelle provoca in lui una specie di sussulto. Lentamente comincio a risalire con le dita scivolando su di lui con una calma quasi esasperante, improvvisamente avverto un cambio repentino sotto le mie dita e in quel momento mi ricordo del suo tatuaggio. Ne seguo le linee più spesse accarezzandole con la punta delle dita e in quel momento una lieve serie di brividi percorrono il corpo del giovane. Lascio muovere le mie dita accarezzando delicatamente ogni centimetro di pelle risalendo poi con velocità. Gli accarezzo il collo, un bottone più debole si apre lasciando un’altra porzione di pelle scoperta, infilo l’altra mano in quel foro raggiungendo l’altra tra i suoi capelli e li tiro, portando la sua testa all’indietro e costringendolo a staccarsi, un sorriso beffardo si mostra sul mio volto nel momento in cui lo spingo in avanti ed estraggo le mie mani dalla sua camicia. Ne afferro i lembi superiori e tirando con forza faccio saltare i restanti bottoni, il ragazzo abbassa le braccia lasciando scivolare l’indumento e, con un ultimo strattone, si libera definitivamente lanciandola su una sedia e riportando le sue mani sul mio corpo mi sfila la pelliccia, abbandono per un attimo il suo corpo liberandomi anche della maglia nera prima di tirarlo nuovamente a me e spingerlo contro la stessa libreria. “Vediamo se ti piace il gioco al contrario!” penso mentre, nell’impatto, alcuni libri vengono giù aggiungendosi alla sequela di volumi sparsi per terra. Se qualcuno dovesse ascoltare ora sentirebbe solo i mobili sbattuti come se ci stessimo picchiando, Poveri sciocchi. «Fermo…» dice ansimando nel vano tentativo di liberarsi di alcuni libri finogli dietro la schiena,



    gli sorrido sollevando un angolo della bocca e nel momento successivo le sue mani attraversano i mei capelli frenetiche, desiderose mentre le sue labbra si muovono sul mio collo. Mi muovo a rilento aprendo la porta della mia stanza con un calcio, il suono del legno sulla pietra rimbomba per tutto il corridoio dando ancora più voce alla “lotta” in corso. Andreus sghignazza per un attimo intuendo il mio pensiero, approfitto del momento per lasciarlo andare sul giaciglio e sfilargli gli ultimi indumenti rimasti, faccio lo stesso coi miei lanciandoli qua e là per la camera e lo raggiungo sul letto mentre gli blocco i polsi e passando la mia mano sui suoi capelli seguita dall’ennesimo bacio, lentamente le mie labbra scendono sul suo collo e sul suo petto


    provocandogli lenti e brevi gemiti continui i quali arrivano alle mie orecchie come una sorta di melodia, la foga del momento travolge anche me e in un attimo precipitiamo entrambi in quel baratro di follia e passione che ci vedrà amanti in questa notte così piena di segreti.
    «Efrem?» sussurra il ragazzo sollevando la testa dal mio petto, qualche suo capello troppo vicino al mio volto mi solletica il naso ma cerco di non farlo notare «mh?» mugugno alzando di poco il capo dal cuscino e mettendomi un braccio dietro per fare leva. Passo l'altro sulla sua schiena cominciando ad accarezzarla con le dita mentre lui fa lo stesso disegnando con l'indice e il medio piccoli cerchi sul mio petto,


    «posso farti una domanda?» dice puntando i suoi occhi nei miei «dimmi...» rispondo intuendo già la piega che il discorso prenderà di lì a poco. «Perché hai reagito così sentendo quel nome? Cioè, lo so che i Leithien sono i mostri più temuti del regno. Ma c'è altro... vero?» il mio volto si distende ora più tranquillo di prima, quel cognome, un anatema per molti ma una intera maledizione per me, cerco i suoi occhi per assicurarmi che mi stia ascoltando «Ryuk Leithien…» sibilo «quel mostro!» tolgo la mano dalla sua schiena sbattendola con forza sul letto sfatto e stringendo le lenzuola «è legato… al mio passato, ai miei ricordi più bui.» alzo lo sguardo al soffitto rievocando per un attimo quel fiume infernale, la voce rammaricata del ragazzo mi riporta alla realtà «oh…» riporto gli occhi sui suoi sorridendogli e cercando di scacciare via quei ricordi, non ho voglia di parlarne… Ora. «Sai… anche io avevo una sorella…» Andreus strabuzza gli occhi scuotendo la testa incredulo prima di riabbassarli colpevole, «aveva gli occhi simili ai tuoi e i miei capelli rossi, non solo queste misere punte, ma aveva proprio un enorme pomodoro al posto della testa!» rido ignorando per un attimo la sua reazione «avrei fatto tutto per lei… ma è stata lei a fare tutto per me…» il ragazzo distoglie totalmente lo sguardo portando i suoi occhi verso un lato del letto, «capisci vero?» dico nascondendo le lacrime in un sorriso, so che con lui posso essere davvero me stesso, ma deve avere una certezza, non posso mostrarmi debole, nemmeno davanti ai suoi occhi. Fa cenno di sì col capo mormorandomi solo un semplice «scusami…» prima di abbracciarmi, lo bacio trasmettendogli tutta la mia tranquillità «non è colpa tua, sono stato io idiota a non dirtelo prima…» detto ciò, lo faccio alzare accompagnandolo col mio corpo. Velocemente raccattiamo i nostri abiti e ci avviciniamo alla porta. Gli porgo la sua camicia ormai ridotta a un vecchio straccio quasi senza bottoni. Aspetto che se la rimetta prima di afferralo senza preavviso


    «ehi ma che diavolo ti prende ora?» urla colto alla sprovvista «e la prossima volta che ti presenti in camera mia, augurati di avere davvero una motivazione valida! Idiota!» rispondo strizzandogli un occhio complice prima di spingerlo fuori dalla mia camera, se gli altri saranno radunati in sala mensa vedranno me che sbatto fuori un disordinato, attonito e strapazzato Andreus. Poveri. Mi chiudo violentemente la porta alle spalle buttandomi totalmente sulla prima sedia che vedo di fronte a me, ma delle fitte brucianti mi partono dalla schiena diramandosi su tutta la parte posteriore. Graffi. «Touché…» dico con un mezzo sorriso sulle labbra…

  9. #109
    sim dio L'avatar di Akuiyumi
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli


    Ananya Nitya Kalpana

    «Bla bla bla sei un inetto!»
    «Bla bla bla sei un insensibile!»
    Niente di nuovo, solo litigi come prima.



    Ad un certo punto Andreus smette di colpo di parlare, come se fosse stato zittito.
    Poi nient’altro, nessun’altra voce. Niente.
    Che l’abbia ammazzato?

    Rimango ad ascoltare per un altro po’, pensando a come dev’essersi svolta la battaglia, ma nel frattempo la situazione non cambia.
    Mi sono stufata.




    Visto che se fosse morto non potrei farci nulla, e se non lo fosse non ci sarebbe da preoccuparsi (e inoltre, oltre a potersi guarire da solo, se l'è pure voluta), me ne torno su, destinazione biblioteca, come avevo in programma prima.

    Salgo le scale e giungo in quella stanza stipata di libri. Vedo la nuova arrivata dalla pelle gialla alle prese con quella che sembra una postazione alchemica.




    Mi avvicino, curiosa di vedere cosa sta combinando, e magari anche di consocerla meglio, ma… «Hai… hai 3 dita??» esclamo con orrore e sorpresa.
    Non me ne ero mica accorta prima. Ma dove guardavo?
    Passata la sorpresa iniziale, mi riprendo in fretta, ed il mio orrore di prima si tramuta velocemente in curiosità.




    «Che ti è successo alle mani?» la guardo meglio, ok in effetti non sono solo le mani a essere strane «Che cosa sei?» le chiedo curiosa.
    Chissà, magari anche lei ha subito qualcosa simile a me, ed è per questo che il suo aspetto è così particolare...

    Ultima modifica di Akuiyumi; 23rd January 2015 alle 22:37


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  10. #110
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    Re: [Deus ex Machina] Quest Ribelli

    Keyra
    Isyl Tinnuviel


    Sto per mettere il primo piede sul gradino della scala quando sento la frizzante voce di una donna, la ragazza bionda a giudicare del timbro:
    «Grazie, mi adatterò volentieri, tanto penso che non ci sia nessun ballo in programma questa sera, vero?»
    Ballo !?Non mi sono mai piaciute queste cose, falsi sorrisi, falsi inchini, farsi vedere belli agli occhi degli altri mentre dentro si è vuoti o completamente estranei a tutto se non solo ai merletti e all’apparenza, prima non ho mai sopportato questo genere di manifestazioni festaiole ed ora ancor di più… l’ultima volta che ho sentito la parola ballo associata alla parola ricevimento, è stato il giorno prima che mia madre venisse barbaramente uccisa proprio durante un ricevimento a casa mia… da allora la mia già precaria e scarsa indole festaiola è sparita totalmente. Ora ciò che vorrei ricordare come ballo, sono solo i passi di una melodiosa danza suonata con la mia Lyra. Lyra che da quel giorno ha suonato il suo ultimo e vibrante Requiem solo per lei, per mia madre, in occasione del suo simbolico funerale con me sola presente.
    Sorrido tristemente in sua direzione, memore di questi spiacevoli attimi rubati al tempo, ma poi tramuto questa tristezza in malinconia e sorrido invece con leggerezza al suo innocente pensiero:
    « …non credo visto l’andazzo…» dico ironica cercando di apparire il più naturale possibile benché mi senta scossa da tutto ciò che sta accadendo « ..ma al piano inferiore della struttura troverai un banchetto se ti va…».



    Concludo guardando i suoi occhi prima di iniziare a scendere le scale sorridendole nuovamente.
    «E’ un ragazzo sensibile sotto sotto, vero?...A proposito come si chiama? Sai forse l’ha detto o forse no, ma al momento non ricordo».Abbozza un sorriso mentre pronuncia queste parole per poi continuare:
    « Scusami, non sono stata in battaglia con voi ma sono ugualmente scossa, non volevo essere maleducata. Ti ringrazio infinitamente per la tua gentilezza»
    « Andreus, il suo nome è Andreus…»lo pronuncio con solennità ed affetto poi continuo:
    « Mi chiedi se è sensibile? Visto ciò che sta accadendo attorno a noi e alla sua vita, spero che tu ti sbagli, la sensibilità non è mai punto di forza. » concludo voltandomi verso le scale per poi proferire:
    «Non sei stata affatto maleducata» le dico come a rassicurarla di una cosa che la fa preoccupare « … grazie a te per la tua comprensione » detto ciò riprendo il mio percorso.
    Scendo le scale preceduta da Ananya che è scesa dopo Andreus, il mio passo è incerto piuttosto lento rispetto al mio solito, non so perché ma queste rivelazioni che hanno portato a questo epilogo mi hanno piuttosto destabilizzata, come se un peso sul cuore si fosse fatto sempre più pressante, una colpa cui le conseguenze si sono riversate su di lui….Andreus… l’unico che mi sia davvero stato amico pur non sapendo nulla di me; mi sento albero in una rigogliosa foresta coperta dalla fitta nebbia, ove non mi è possibile nonostante la vicinanza vedere chi mi è accanto.



    Con questo pensiero fisso, mi fermo a metà scala in prossimità dell’ ultimo piano del monastero, quindi mi siedo sul vicino gradino in legno poggiandomi con la schiena al corpo centrale della scala, mi passo una mano fra i capelli per poi fermarla sulla fronte. Non so come identificare questo mio stato d’animo, non so se sia dettato dalla circostanza o è più un mio malessere personale, un senso di colpa imprevisto che mi stringe l’anima imprigionandomi in una morse che brucia, non dovrei lasciare che la mia troppa sensibilità scivoli via dal mio corpo così, sensibilità, la mia debolezza. Dovrò lavorare su questo anche se so che non potrei mai cambiare il mio io, potrei smussare alcuni “ angoli” del mio carattere , ma non potrò mai ridisegnarne i bordi.



    Ecco la parte fragile di me che non ho mai permesso a nessuno di conoscere…la parte di me che vorrei tenere nascosta ma che oggi ha preso il sopravvento. Resto per un tempo indefinito qui, seduta su questa grezza scala rimuginando sui miei perché ; un tempo amavo questi momenti di quiete e malinconia …chissà se da qualche punto in questo edificio è possibile vedere la luna in solitudine, l’unica custode dei miei segreti e, dei segreti che aleggiano su queste Terre….
    Passano interminabili minuti mentre mi perdo nei voli pindarici della mia mente, fino a quando decido che è il caso di alzarmi e di raggiungere la mia stanza dove un bagno caldo mi attende; ne ho veramente bisogno.



    Riprendo quindi il mio originario percorso e, raggiungo l’ultimo gradino della scala lanciando dapprima uno sguardo alla sala mensa sulla sinistra; sono tentata di entrare a prendere un qualcosa da mangiare ma poi no… andrò più tardi. Devio quindi verso l’arco d’ingresso al corridoio che porta alla mia stanza lanciando uno sguardo sul lato adiacente, oltre un ulteriore arco…. la stanza di Efrem…è li che si trova Andreus. Muovo alcuni passi in quella direzione giungendo propri sotto quell’arco d’ingresso al suo corridoio, mi soffermo per un attimo con lo sguardo fisso su quella porta in legno,combattuta sull’andare o meno a bussare e parlare con Efrem in presenza di Andreus, potrei farlo, ma potrei poi passare per impicciona ficcanaso, meglio se li lascio ai loro discorsi, ho già combinato abbastanza danni in un giorno con la questione di Leithien, chiederò poi direttamente ad Andreus oppure ad Efrem stesso quando sarà più tranquillo anche se, devo dire , non ho paura di lui; ora però ho solo voglia di un bagno caldo e vorrei togliermi di dosso questa armatura. Faccio dietro front ma poi con la coda dell’occhio noto un qualcosa di nero per terra , a pochi passi dalla porta d’entrata alla camera di Efrem, cosa sarà?
    Mi avvicino mentre dalla stanza giungono alcuni rumori indefiniti che sanno di scazzottata .
    - Ma cosa stanno combinando quei due? - mi chiedo mentre la mia attenzione è però catturata e incuriosita dall’insolito oggetto; mi soffermo un attimo ad osservare e ciò che vedo non è un oggetto ma è un pezzo di tessuto nero con … dei merletti…?
    Con la punta dello stivale stuzzico quel tessuto e con stupore, noto che sono delle mutande.
    - Mutande !? Non saranno mica di Efrem !!!! -

    «Dei…» biascico, «… se prima per la mente poteva balenarmi l’idea di fantasticare sul suo corpo ora l’idea è pressoché sfumata e comincio seriamente a dubitare della sua virilità.»
    Mormoro impercettibilmente avvampando sulle ambrate gote.
    Benché io rispetti ogni tipo di usanza, abitudine o scelta personale , direi che non mi sarei mai aspettata di trovare fuori dalla sua porta un indumento del genere…a meno che non appartengano a qualcuna di noi ;
    - …le mie non sembrano di solito sono di pizzo e meno coprenti… - oppure…che abbia visite? Cosa improbabile vista la presenza di Andreus in stanza e la segretezza del luogo essendo un rifugio, con poi una guerra da combattere e…un territorio perso oltre a Ryuk Leithien a piede libero.
    Decisamente nessuna visita, non credo Efrem sia così degenero e disgraziato.
    Dietro di me intanto sento dei passi, c’è qualcuno sulla scala , faccio per andare a vedere , ma sono ancora qui davanti a questa porta e ancora piuttosto sbigottita dal ritrovamento quando improvvisamente la porta di Efrem si apre di colpo per poi essere richiusa con violenza e da essa viene sbattuto fuori un Andreus piuttosto malandato e strapazzato… la sua camicia è strappata in più punti lasciando scoperto il suo tornito torace; scosto lo sguardo dalla sua figura piuttosto imbarazzata per poi cercare però subito il suo viso e i suoi occhi per cercare di capirci qualcosa .
    Mi avvicino a lui alzando le braccia senza distogliere lo sguardo con l’intento di poggiare le mie mani sulle sue spalle, sono preoccupata per lui visto che i rumori uditi poco prima non sembravano molto rassicuranti.
    Come ha potuto fare questo proprio a Lui? Efrem…essere senza cuore ne cervello, sfogare la tua rabbia contro colui che è sceso in battaglia armato del suo coraggio e della tua fiducia… « Cosa ti ha fatto? » chiedo con un tono stupito misto a preoccupazione.Sono sconcertata e al tempo stesso sconvolta.
    In un secondo senza nemmeno sentire la sua risposta e in modo piuttosto irruento che non mi è proprio e, impulsivo al contempo, mi scosto da Andreus precipitandomi contro la porta chiusa della stanza di Efrem sbattendo entrambe i pugni sulla ruvida superficie.



    « Efrem! Sorta di Vichingo impellicciato, stammi bene a sentire con quei tuoi padiglioni auricolari tipici della nostra razza.. »
    impreco senza mezze misure, come può considerarsi uomo uno che non ci pensa due volte a trattare così un suo simile quando avrebbe dovuto essere lui il primo a comprendere e ad informarci su ciò che realmente voleva?
    « Questa realtà e questa guerra, sono opera della falsità e dell’egoismo umano di cui tu Efrem caro e lasciatelo dire; sei un esponente ! Troppo egoista per cercare di capire cosa è realmente successo su quel campo di battaglia, troppo egoista per mostrare la tua vera faccia e la tua verità se non davanti ad uno specchio, uno specchio inanimato che di sicuro non si opporrà mai ai tuoi vaneggiamenti! Ti sembra giusto che per farti rispettare dai tuoi uomini e anche donne se permetti, hai bisogno di calpestarli ?... »
    abbasso le mie braccia e il capo in preda ad una rabbia che non riesco a contenere, non per il mio essere, rabbia che pian piano uscendo sfuma via « di umiliarli come se già non lo fossero abbastanza, oppressi magari da un senso di colpa che tu hai contribuito a fomentare? »



    Mi volto, le mie spalle aderiscono ora a questa dannatissima porta , la mia armatura di tessuto stride e si graffia contro le schegge di legno della sua superficie come anche la mia schiena, mentre i miei occhi si fanno lucidi, ora è nuovamente la parte di me più fragile a parlare e a ferirmi con le mie stesse parole . « Quando capirai che qui in questo luogo hai a che fare con persone vive che non sono fatte solo di ossa carne e spada, ma anche di sentimenti ed emozioni ? Ognuno di noi possiede un cuore, un cuore capace di buoni o cattivi sentimenti , un cuore che vorrebbe pulsare per credere in un qualcosa di concreto, un qualcosa per cui hanno lasciato tutto, anche la famiglia … ebbene in cosa dobbiamo credere? Nella tua causa? E come potremmo fidarci di te, se sei tu il primo a non darci ragioni di credere se non usando le cattive maniere come arma? » detto ciò fisso i miei occhi lucidi e tristi in quelli di Andreus per poi però non reggere il suo sguardo e trovarmi involontariamente a fissare il freddo pavimento in pietra.
    Capisco il suo stato d’animo visto che ha dovuto scontrarsi con sua sorella, quel dolore troppo intenso e pungente da trattenere che però non può e non deve uscire, perché sarebbe causa di un male maggiore, mi ricorda troppo lo stato d’animo che ha conquistato il mio cuore urlando vendetta per mia madre arrivando a rinnegare persino mio padre, nuovamente delle parole prendono forma, nuovamente non riesco a fermarle , queste parole escono così conscia però del fatto che probabilmente non verranno recepite da colui che vorrei capisse, ma non conosco Efrem, potrei farmi anche un’idea sbagliata su di lui… « … spesso quello stesso cuore di cui ti ho parlato poc’anzi agonizza e soffre per le ferite inflitte da altri, ferite non direttamente rapportabili ad un arma; sono proprio quelle parole dette, quelle malcelate verità che spesso feriscono più di qualsiasi lama. Basta prendertela con Andreus per un fallimento che è stato solo mio. Sappi che lui non ha bisogno di questa mia confessione , lui sa benissimo difendersi da solo, ma durante la battaglia ad Amarantis , Andreus era impegnato a combattere con i reali, la fazione di sua sorella, ero io che avevo in pugno l’innominabile tale che ti ha fatto incavolare…non posso giustificarmi,non è comprensione che cerco, no, solo sono stufa di vedere persone a me vicine pagare per gli sbagli di altri. Se hai bisogno di un colpevole quella sono solo io. Lui ha già e sta già soffrendo abbastanza visto la situazione che gli si è palesata davanti… se dovrai prendertela con qualcuno, prenditela con me…» Detto ciò mi asciugo con la manica sporca della divisa una lacrima sfuggita dall’angolo dei miei occhi che, cadendo a terra , ha lasciato solo una lieve macchia sul pavimento.
    Mi scosto quindi dalla porta mentre un lieve bruciore percorre la parte alta della mia schiena; ritorno vicino ad Andreus:



    «
    Stai bene? So che sei forte , ma spero non ti abbia fatto troppo male, non lo meriti. Ti chiederei se posso fare qualcosa per te , ma credo tu sia più bravo di me a curare le ferite da “ battaglia” » Gli sorrido sbieca ironizzando sulla sua stupefacente capacità rigenerativa… per poi aggiungere cercando di essere serena nascondendo il mio reale stato d’animo.
    « Spero tu abbia una camicia di scorta. Per la ragazza bionda ho dei vestiti, ma per te non credo…in caso te la posso rammendare in qualche modo, sono piuttosto brava nel cucire, visto che quel troglodita di Efrem ne ha fatto straccio… » gli strizzo l’occhio mentre mi allontano da li per cercare di raggiungere finalmente la mia stanza.
    Se vorrà mi seguirà e potrò rammendargli la camicia, potrebbe essere anche un’occasione per scambiare quattro chiacchiere e per chiarirmi alcuni punti oscuri, mi sa che il mio agognato bagno caldo dovrà aspettare ancora un po’, ma prima di me, vengono gli amici.


    - Foto 7 -
    Ultima modifica di DELTAG; 12th January 2015 alle 19:20

 

 
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