Col passare del tempo Kabir era sempre più irrequieto, non poteva essere arrivato fin là per poi essere condannato all’inutilità e al fallimento, in più non aveva ancora avuto notizie di suo padre e si stava rassegnando al peggio. Sentiva impellente il bisogno di fare qualcosa, di agire, così una notte, approfittando del buio, scivolò di soppiatto alle spalle di Syrio, addormentato sulla terra umida, con l’intento di sottrargli la Fiamma del Drago. Nei suoi pensieri di ragazzo, la spada era l’unica possibilità che avevano di riuscire ad entrare, anche se non sapeva ancora come avrebbe fatto.
Trattenne il fiato mentre si sdraiava a terra, non doveva fare rumore. Strisciò nel fango fino a raggiungere l’improvvisato giaciglio del Cavaliere. Si concentrò, allungò la mano. Doveva avvicinarsi ancora un po’, la Fiamma, coricata vicino al corpo di Syrio, era ancora lontana. Strisciò ancora, giusto qualche centimetro lo separava dalla lama. Allungò ancora il braccio destro e …
Uno scatto improvvisò, una presa salda e il suo avambraccio era bloccato.
“Lasciami! Mi spezzi il braccio!”
“Non provare a farlo mai più! Un cavaliere dorme sempre con un solo occhio, ricordalo!”
“Un Cavaliere non dovrebbe nemmeno dormire mentre la sua donna è in pericolo tra le mura nemiche, a pochi passi da lui!”
Quando Ross, Saana e Kalos arrivarono, quella notte, li trovarono così, a guardarsi in cagnesco, col Cavaliere, visibilmente arrabbiato, che teneva per il colletto il ragazzo, il quale, scalciando e dimenandosi tentava, invano, di liberarsi dalla presa d’acciaio.
Da allora Kabir era pian piano tornato ad essere il ragazzino viziato e svogliato che viveva a Mitham, tra gli agi di una prigione dorata, eccetto per il fatto che in quel posto di dorato non c’erano nemmeno i raggi del sole, che ormai non faceva capolino da mesi.
Non appena Ross venne messo al corrente di quello che era accaduto al castello, gli fu chiaro che si trattava di una potente magia. Saana confermò che le tracce di Malia portavano dritte all’interno della fortezza e stavano crescendo d’intensità: ciò significava che l’altra giovane fata stava ancora combattendo per liberarsi. “L’unico modo per sopraffare la magia è usare la magia” – disse il vecchio Ross, rivolgendosi a tutti e a nessuno in particolare.
Erano passati cinque anni da quando erano lì e da cinque anni Saana stava tentando di raggiungere Malia e, col suo aiuto, aprire un varco nella fortezza per permettere il passaggio dei loro uomini e liberare il castello e i suoi abitanti dalle forze del male. L’acqua era il tramite di tutto, ormai Saana lo sapeva, e il Palazzo d’Acqua di Nasrad, coi suoi centinaia di canali era il luogo ideale dove far convogliare l’intensità della magia e incanalarne la forza. Fino a quella mattina tutto le era sembrato inutile ed era sul punto di rinunciare, in fondo, si diceva, non era la sua battaglia: sua sorella non c’era più e lei avrebbe voluto tornarsene ad Angelion e dimenticare tutto e tutti! Per fortuna, però, il ricordo di Eris e le sue parole in punto di morte risuonavano più forti di qualunque altro pensiero negativo, e poi ora molti contavano su di lei, sulla sua forza, Ross soprattutto, cui lei sentiva di voler bene come il padre che non aveva mai conosciuto.
Un’altra cosa che non l’aveva fatta arrendere in questi anni era stata la voglia di dimostrare a quell’imbecille di Kabir che lei non era solo capace di accendere lucine o seguire le tracce di altre fate, come aveva spesso detto chiaramente in questi anni, ma era anche qualcosa di più. Si erano allontanati molto durante questa lunga pausa forzata, il loro rapporto si era quasi ridotto esclusivamente al saluto, non chiacchieravano più, non si confidavano l’uno con l’altra, né si facevano forza a vicenda come un tempo. Aveva finto che non le importasse granchè, però quella situazione la stava davvero provando e non aveva nessuno a cui parlare delle sue angosce, dei suoi timori di non essere all’altezza: era letteralmente circondata da eroi, da uomini tutti d’un pezzo che non vedevano nient’altro al di fuori del loro onore e del loro valore, che la credevano forte come sua sorella, anche se lei non si sentiva affatto tale …
Per questo da cinque anni a questa parte il suo unico scopo nella vita era diventato quello di riuscire a trovare una via, una breccia nella fortezza e usare la connessione che stava consolidando con Malia per ottenere quella vittoria. A malapena mangiava e dormiva e ciò faceva preoccupare Kalos e Ross, che erano sempre al suo fianco per assicurarsi che stesse bene. Saana era profondamente grata ai due uomini che cercavano di non farle mancare nulla, ma a volte mal sopportava le loro attenzioni che le parevano quasi soffocanti. Spesso sentiva il bisogno di starsene per conto suo e mollare tutto, ma poi le tornava in mente il sacrificio di Eris e, stringendo i pugni, si costringeva ad andare avanti.
Da un po’ di tempo, poco alla volta, sentiva il suo potere e quello di Malia intrecciarsi più velocemente e si rendeva conto che giorno dopo giorno la loro connessione stava aumentando. Poteva percepire anche tutto ciò che provava Malia e la maggior parte delle volte ciò che sentiva era la sua paura e la crescente angoscia. Aveva raccontato tutto ciò a Syrio, una notte, e il giorno dopo il Cavaliere era rimasto lì con lei, la mano nella sua cercando di trasmettere alla sua amata che era lì per lei e non l’avrebbe lasciata mai da sola; se non avesse dovuto addestrare gli uomini del nuovo esercito, sarebbe rimasto ogni minuto del giorno con Saana, con la speranza che Malia percepisse la sua presenza attraverso la fata, ma purtroppo il dovere gli impediva di essere costante e tutta questa situazione lo faceva sentire terribilmente in colpa ed inutile.
C’erano dei momenti in cui il cavaliere ripensava a quello che Kabir gli aveva urlato quella notte, che non avrebbe dovuto dormire tranquillo mentre Malia era prigioniera nel castello e gli si stringeva il cuore. Era vero, tutto terribilmente vero, ma il ragazzo non poteva sapere quello che provava realmente, gli incubi, il terrore di perdere l’amore della sua vita per sempre se solo avesse fatto un passo sbagliato. Erano tenuti sotto scacco da un potente mago e, nonostante volesse anche lui distruggere semplicemente tutto, dovevano giocare non di forza, ma d’astuzia e l’unica carta giocabile che avevano in mano era Saana unita all’esperienza e alla conoscenza di Ross.
Ora erano tutti lì, l’attesa era terminata: si guardarono annuendo e Kabir e il Cavaliere del Drago si avviarono insieme, in silenzio, alle loro postazioni. “Sei pronto?” – gli chiese l’uomo.
“È da cinque anni che sono pronto.” – rispose Kabir con fare sicuro, mentre nel petto il cuore gli batteva all’impazzata.