CAPITOLO 01 - 111178
Pensate per un'attimo alla vostra vita, ai momenti più importanti, quelli che vi hanno cambiato. Non riusciamo mai ad accorgerci del loro arrivo. Eppure non li dimenticheremo mai. D'altronde, cosa fareste sapendolo? Magari avreste detto quelle parole scontate ad persone care. Magari avreste trovato il coraggio per dire delle parole per voi impronunciabili al prossimo. Magari avreste cercato di evitare quei momenti. Il sapere ha un prezzo molto caro. Conoscere poco è un limite all'esistenza ma conoscere troppo è un fardello pesante poiché più cose si padroneggiano e più la felicità si allontana. Potrei affermare con certezza che la conoscenza è inversamente proporzionale alla felicità. Non vi ho detto codeste cose per spaventare il vostro animo ma per introdurvi a uno di questi momenti importanti della nostra protagonista. L'inizio compiersi del suo destino.
Dopo l'addio dei due amici la fanciulla continuò a camminare nella direzione opposta del suo destriero sperando di trovare un centro urbano. Non dovette camminare per molto tempo che sentì già i suoni di una giungla moderna. Capendo di esservi vicina, iniziò a correre il più velocemente possibile per quanto le sue stanche gambe sottili le consentissero. Arrivò fino alla discesa ripida della collina ove poteva ammirare tutto il panorama della giungla moderna costituita non più da alberi vivi e verdi ma "alberi" metallici alti e intersecati fra loro.
Ella vide un ponte posto ai piedi della collina. Con esso avrebbe potuto entrare nella civiltà. La felicità non apparve sul suo volto poiché la stanchezza aveva già avvolto tutto il suo corpo impedendole di muovere alcuni muscoli tra i quali quelli del viso.
Il suo respiro affannato e il suo cuore battente a ritmo insolito non riuscirono a fermare la sua avanzata verso una nuova vita. Le macchine sfrecciavano come proiettili rendendosi sfocate agli occhi stanchi della ragazza ma ormai non le rimanevano molti passi. Le sue scarpette consumate avevano la suola quasi del tutto staccata facendo sì che i suoi piedi delicati sentissero l'asfalto duro e freddo. Ogni tanto il suo sguardo cadeva all'infuori del ponte intravedendo un po' di quella natura colorata completamente opposta ai grigi della giungla moderna. Ella a stento arrivò alla fine del ponte dove le sue possibilità di sopravvivenza aumentavano a dismisura rispetto ai boschi vicini.
Appena entrata nella città si guardò intorno in cerca di una cosa ben specifica. Non riuscì a trovarla vicino a se ma ebbe un'idea ingegnosa : per non continuare a camminare per interi isolati in cerca di quella cosa, poteva benissimo prendere la metropolitana e trasportarsi in diversi punti della città senza stancarsi. Spinse una delle due porte ed entrò dentro, prese le scale e scese nei sotterranei della città. Non vi era molta gente in giro e questo andò a suo favore poiché poté ingannare con facilità le macchine di convalida dei biglietti che ovviamente non possedeva. Andò in una qualsiasi corsia e aspettò l'arrivo del treno che già dopo 5 minuti arrivò rumorosamente. Poche persone vi scesero e altrettante ne salirono. Gli sguardi critici della persone non la infastidivano, anzi , non se ne accorgeva nemmeno.
Decise di scendere appena 2 fermate dopo. Il treno aprì le porte e solo lei ne uscì. Risalì verso il piano urbano stranamente quasi deserto. La solitudine non era mai stata un problema per lei, anzi, era un paradiso di silenzio e quiete che ricercava nella sua quotidianità. Appena uscita dall'imbuto dei sotterranei bui, la luce del sole le diede fastidio. Gli odori che sentiva erano più cupi e tenui rispetto quelli che ella era solita sentire. Anche i fuori circostanti avevano odori e colori diversi .
Girò il capo verso sinistra e vide una panchina in mezzo ai fiori e fortunatamente, trovò anche la cosa che cercava: un giornale. Era piegato per terra in modo sufficientemente ordinato e ben conservato. Non era ne sporco ne umido e le scritte erano ancora intatte. Doveva trattarsi di un giornale recente. Li si avvicinò e si sedette sulla panchina di legno scuro che le sembrava la cosa più comoda su cui si fosse mai posata. Dopo tutto ha percorso molti km a piedi senza fermarsi. La sua determinazione fu finalmente ricompensata.
Prese il giornale da terra e iniziò ad aprirlo con delicatezza. Il sole era alle sue spalle cosi da illuminarle alla perfezione le lettere nere stampate sui fogli bianchi. Cominciò la sua ricerca enigmatica. Voltò le pagine fino ad arrivare agli annunci. Erano ben 5 pagine piene di annunci di ogni tipo. Li lesse tutti e intanto si fece qualche risata per l'assurdità scritta. Alla pagina 4 la sua ricerca ebbe fine poiché trovò l'annuncio da lei cercato:
'' Riunione di specialisti A.A. al palazzo Balbuce Deofogr . Solo rondini rosse e topi. ,,
Letto così sembra che qualcuno si sia bevuto 10 martini prima di postarlo ma in realtà non era altro che un codice abbastanza semplice che solo determinate persona conoscevano e lei era una di quelle.
Ripose il giornale con cura sulla panchina e s'incaminò verso la nuova destinazione.
Per capire quale dei molteplici palazzi era quella giusto bisognava decifrare il codice : Il nome del palazzo era una caratteristica specifica e unica del palazzo e per aumentare la difficoltà si aggiungeva l'alfabeto dopo la prima lettera della parola e si finiva prima dell'ultima lettera .
In questo caso togliendo dal nome le lettere in più si otteneva Blue Door. Ella doveva quindi cercare un palazzo con una porta di color blu. La fortuna volle che esso si trovava nell'isolato accanto. La sua porta spiccava nel grigio della città e vi era facile scorgerlo.
Con passo lento e raffinato attraversò la strada fino ad arrivare alla porta blu automatica che si aprì dinanzi a lei.
Vi era un corridoio quadrangolare con diverse porte ma solo una era coi vetri. D'intuito o forse di abitudine, la nostra protagonista scelse proprio quella. Spinse leggermente una parte di porta e continuò ad andare avanti sicura di se non mostrando né stanchezza né emozioni.
Si ritrovò in una stanza col soffitto esageratamente alto e i muri con pannelli grigi e neri come la moquette. Le luci alle pareti davano un aria molto formale e riservata. Lo stile moderno di quella stanza evidenziava assai la presenza della ragazza vestita in stile orientale.
Un uomo in particolare notò la presenza dell'intrusa.
<< Non si può accedere a questa parte dell'edificio. Deve uscire.>>- disse con un tono di voce simile a quello usato dalla ragazza. Formale e freddo quasi come gli automi.
Ella si avvicinò all'uomo vestito con giacca e pantaloni neri, scarpe firmate che luccicavano nella stanza e camicia aperta in alto adornata da collane e anelli d'oro, e gli disse:
<< Scusi, ma io cercavo il cielo rosso ( riferimento al colore delle rondini) a riparo dai topi( una ulteriore conferma). Vado solo in primavera (riferimento al significato del primo animale)>>- gli rispose con il codice di conferma d'identità e della sua posizione nella gerarchia.
Egli non ebbe più niente da ridire. Le aprì la porta di legno scuro accanto a loro e si rimise in posizione di sorveglianza,composto e vigile.
Lei andò dentro la stanza aperta e li vi trovo lo stesso adornamento della stanza precedente. In più vi fu solo una porta di metallo con vetri scuri che conduceva ad una stanzina segreta. La porta dietro di lei si chiuse ma lei non ebbe timore. Spalancò le porte successive ed entrò nell'ultima stanza.
CONTINUA...