Si lanciò lungo il corridoio buio e aprì la prima porta che trovò. La richiuse alle sue spalle , con il fiato corto. Si guardò attorno e alla luce della candela osservò la stanza in cui sitrovava.
Era tutta dipinta di nero .La camera era piena di ragnatele che parevano vecchie di secoli. Al centro distinse un enorme letto a baldacchino, tutto foderato di cortine e drappi neri sforacchiati dalle tarme.
Notò che sul muro sopra la testata del letto era appeso un ritratto dello stesso uomo che lo osservava sulle scale, solo che qui aveva un’aria satanica e crudele: gli occhi neri brillanti come bottoni parevano braci ardenti d’odio. Era abbastanza alto, vestito con una lunga tunica grigia con maniche larghe che nascondevano solo in parte le sue mani dotate di unghie nere lunghissime. I capelli erano scuri estremamente lunghi e raccolti in una coda tenuta insieme da un fiocco rosso da cui sfuggivano solo due ciuffi sottili che gli ricadevano davanti al volto erano premuti da un bizzarro cappello e tra le mani lunghe e ossute stringeva un libro intitolato “De Clavibus Inferi”.
Alla sinistra del letto si trovava un grande armadio, di fronte al quale invece c’era una bacinella di porcellana bianca che, malgrado la polvere e lo sporco, brillava per la sua purezza in quell’ambiente tetro. Passandovi la mano sopra, come per trarre conforto da quell’oggetto che gli pareva quasi irreale, Tomas portò via uno strato di polvere rivelando le iniziali che vi erano incise sopra: J.F.W.
Si capiva che la stanza era appartenuta al vero padrone del castello. Sul cassettone tutto roso dai tarli erano appoggiati una piccola riproduzione d’argento del palazzo e un busto di marmo di un uomo dall’aria severa: lo stesso dei ritratti precedenti!
Sul grande camino di marmo di fronte al letto erano esposte lettere scritte dal Principe Wolfasangel dagli uomini più importanti dell’epoca: Granduchi, Re,Conti, Cardinali…
Tomas si accorse che la stanza era collegata a un laboratorio pieno di libri di magia.
In quel momento sentì un ululato provenire dalla parte più oscura della stanza, si precipitò fuori dalla porta terrorizzato e corse lungo il corridoio buio reggendo in alto il candelabro ,che gettava cupi bagliori attorno a lui.
Percorse tutto il corridoio con il terrore che un lupo fatto d’ombra e di cenere gli balzasse addosso dagli angoli che la luce fioca della candela non riusciva a illuminare e ,con il cuore in gola, si infilò in una camera da letto con la tappezzeria a roselline gialle.
Era grande almeno il doppio dell’altra.
Appoggiò il candeliere sul cassettone e notò che una parete della stanza era interamente occupata da un gigantesco specchio.
Il letto a baldacchino era enorme con le cortine a roselline gialle. Era bellissimo, peccato che le cortine fossero tutte strappate…
Nell’aria aleggiava un vago profumo dirosa.
Sopra il camino, un imponente ritratto in cornice dorata raffigurava una donna.
Era bellissima, con i capelli neri come l’ebano raccolti in una crocchia , la pelle candida e due occhi scuri come carboni, brillanti e pieni di tristezza. Era fasciata in un abito di raso nero che faceva risaltare la sua bellezza e con la mano, sfiorava, con un gesto di infinita grazia il medaglione d’oro che portava al collo. Tomas non aveva mai visto uno sguardo così triste e gli sembrò di sprofondare in un pozzo di malinconia.
Il bambino notò che era stata ritratta proprio in quella stanza.
In quel momento gli parve di sentire una voce di donna provenire dalle sue spalle, stava cantando una litania lentissima e tristissima.
Tomas si girò solo quando la voce smise di cantare e nella penombra intravide una donna velata e completamente vestita di nero che lo osservava da dietro lo specchio. Si avvicinò con cautela, spaventato da quell’apparizione spettrale. La donna allora alzò il velo rivelando il vero volto scheletrico della morte e uscì dalla sua prigione di cristallo avvicinandosi lentamente verso di lui."Disperandosi dentro la notte oscura
brillan due occhi di cupa paura;
seguiti tosto da manti lucenti
da zanne chiare e da occhi furenti;
la preda è morsa, atterrata e braccata
rantola persa, ferita e sfiancata.
Così si chiude il cerchio di vita,
con la caccia del branco ora finita.
Luna osserva il pasto violento
Fiume riflette i raggi d’argento;
una giovane lupa poco lontano
s’accuccia sopra il giaciglio spartano;
contrae il ventre e dal dolore ringhia
colpita e serrata da spasmi a cinghia;
e dalla fine la mamma provata
tenera ammira la figlia neonata
e così il branco attorno al quadretto
cantando orgoglioso il bel cuccioletto.
Il chiaro monile brilla nel cielo
e riflettendo sull’ umido pelo
disegna molte livree argentate
sul manto di lei variamente orientate.
Mentre la madre il pelo risciacqua
viene chiamata Riflessi-Della-Luna-sull’Acqua.
I Lupi danzano, uniti risuonano,
presto canti lontani s’aggiungono,
altri animali assistono ossequiosi ma cupi
Al battesimo della principessa dei Lupi."
A quella vista fuggì terrorizzato verso la scala che portava alla torre più alta.
Salì velocemente le scale, aprì una porta e si ritrovò in una sala dalle pareti rosse. Il pavimento era di legno, ma era stato verniciato di un lugubre color sangue. Rosse erano anche le tende di velluto alle finestre , rossa la coperta di broccato antico del letto a baldacchino.
Tomas si buttò sul letto sfinito. Era così stanco che chiuse subito gli occhi per dormire.
Ma dopo pochi minuti udì uno strano ululato, aprì gli occhi e vide delle ombre danzare sul soffitto avolta…
Erano ombre di lupi!
Improvvisamente ne vide una più grande delle altre avvicinarsi al letto.
Gli ululati continuarono..
L’ombra scese dal soffitto e vide una figura avvolta in un mantello di seta scarlatta.
Era alto e magro, dal viso affilato,gli occhi scuri avevano un bagliore malinconico e i baffi neri pendevano all’ingiù come se non ridesse da secoli. Aveva i capelli corvini tranne sulle tempie dove erano bianchissimi e un pallore cadaverico e malato.
Lo spirito di Joseph Franz Wolfsangel Terzo era già tornato a casa.
Improvvisamente, l'uomo fu avvolto da una luce gialla e il pallido plenilunio rivelò il suo vero aspetto...
Si avvicinò minacciosamente verso di lui tendendo le mani che parevano artigli e sussurrando un nome: Alexander.
Ma Tomas era già scappato giù per la scalinata e fuggito dalla porta principale.
FINE