Prologo
Avevo solo sei anni quando lo vidi, stavo andando all’incontro con i genitori della mia scuola, faceva troppo freddo per essere solo Novembre,
la neve stava cadendo copiosa, le strade erano già tutte imbiancate ed io cercavo in tutti i modi di evitare i rimproveri di mamma. Papà ci avrebbe raggiunte più tardi, ma sapevo che, come sarebbe arrivato, l’avrebbe accompagnato quella rabbia che solo un padre prova per la sua bambina che ha preso un’insufficienza in geografia.
Mi appiattii contro lo sportello e guardai fuori per cercare di distogliere la mia attenzione dalla voce di mia madre. Guardai tutti i passanti, uno a uno.
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Ultima modifica di SimsKingdom; 18th May 2014 alle 20:14
Poi lo vidi.
Era fermo, immobile, appoggiato a uno di quei grossi cartelloni pubblicitari dei supermercati. Era alto e magro, con i capelli neri, indossava un lungo soprabito di raso nero con una doppia fila di bottoni bianchi, sotto al quale intravidi solo un maglione blu. Non riuscii a vedere i suoi occhi perché erano coperti da un paio di occhiali da sole. Mi parve però che guardasse verso di noi con un sorriso carico di compassione, come se sapesse che stesse per accaderci qualcosa di brutto e lui non potesse far nulla per impedirlo.
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All’improvviso una grossa auto blu, sbucata come dal nulla, sembrò venirci addosso. Mamma smise di parlare e guardò terrorizzata la strada, tenendo il volante con entrambe le mani e provando a sterzare. L’auto stava arrivando troppo velocemente per essere evitata.
Lei frenò di colpo, la cintura di sicurezza mi strattonò, iniziai a piangere e chiusi gli occhi, tirai su le gambe e mi rannicchiai sul sedile sperando che quell’incubo finisse presto. Mamma urlò. Un suono di metallo che strideva sull’asfalto mi fece aprire gli occhi.
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Vidi una scena che, fino a poco tempo prima, avevo visto solo nei film d’azione:
l’auto blu era sbandata scivolando sull’asfalto ghiacciato e andando a sbattere contro un idrante
e ora stava letteralmente volando verso di noi;
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sentimmo la carrozzeria della nostra strisciare e piegarsi sotto il peso dell’altra,
poi…
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L’auto finì a molti metri da noi, schiantandosi al suolo con un tonfo sinistro, accartocciandosi su se stessa e rotolando sull’asfalto, fermando la sua corsa mortale contro l’inferriata del negozio di generi alimentari.
Mamma stette qualche istante come pietrificata, stringeva il volante così forte che le nocche erano ormai diventate bianche come il marmo, poi scese tremante dall’auto ordinandomi di rimanere al mio posto e di non uscire per nessun motivo, per poi andare a passo lento verso il rottame dell’auto. Non la ascoltai, mi staccai la cintura di sicurezza che mi aveva sicuramente provocato un livido sul collo e scesi dall’auto senza farmi scoprire da lei.
Forse sarebbe stato meglio se avessi fatto come mi aveva ordinato, perché ciò che vidi mi fece pentire di quella mia stupida curiosità da bambina e mi fece raggelare il sangue nelle vene: l’auto era ribaltata su un fianco con l’atro poggiato contro la saracinesca deformata formando così un perfetto e al tempo stesso macabro angolo di quarantacinque gradi. Un flebile fumo nero e denso fuoriusciva dal motore, segno che l’auto stava per prendere fuoco.
Non fu quello che mi terrorizzò, ma la vista di un braccio maschile insanguinato che penzolava dal finestrino del guidatore, la saracinesca si piegò ancora e l’auto s’inclinò maggiormente con un rumore stridulo di metallo che graffiava su una superficie ruvida. Mi tappai le orecchie e distolsi lo sguardo perché il rumore era insopportabile. Appena il suono fu cessato, guardai di nuovo e il mio stomaco si rivoltò totalmente.
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Questa volta, oltre al braccio, penzolava una testa pelata, anch’essa perdeva sangue. Ora non avevo dubbi: il guidatore era morto
e la conferma erano i suoi occhi spalancati, vitrei, fermi immobili a fissare un punto nel vuoto. Sentii lo stomaco rivoltarsi come un calzino e tentai di togliermi quell’orribile immagine dagli occhi, troppo tardi, l’avevo ormai impressa nella retina.
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Il freddo s’intensificò all’istante, un vento gelido soffiò violento sulla strada spazzando via un po’ di neve che andò a posarsi sui resti dell’auto, qualche passante doveva aver chiamato i soccorsi perché, dopo alcuni minuti, sentii il suono di un’ambulanza che arrivava a gran velocità.
L’ultima cosa che vidi fu solo un’ombra scura che correva tra la folla poi…
persi i sensi
cadendo e finii nella neve ammucchiata sopra il marciapiede.
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Ultima modifica di SimsKingdom; 26th July 2013 alle 15:34
No vabbè! Adoro le foto, davvero, vabè che te l'ho già detto in chat ma...
Foto bellissime, che andava benissimo con la parte scritta, tutto curato nei minimi dettagli, pose azzeccate.
Quindi la bambina sarebbe la protagonista che è nella foto, e quell'uomo è lo stesso che rincontrerà dopo tanto tempo, sembra così strano, un incidente strano e lui sembrava immaginarlo, ma qui le cose non tornano, si parla di angeli e se quest'uomo fosse uno di questi, non avrebbe aiutato in qualche modo?
Nono, sicuramente sto sbagliando ed è troppo presto per fare considerazioni, di certo deve essere stata un'esperienza traumatica per la piccola.
Aspetto il primo capitolo, per farmi le idee chiare sul ruolo dell'uomo v.v Bravissimo comunque!
Ultima modifica di Valentinasims700; 18th June 2013 alle 23:48
'-'