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Risultati da 11 a 20 di 26

Discussione: L'ultimo prestigio

  1. #11
    sim dio L'avatar di Damnedgirl
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    Re: L'ultimo prestigio

    Mi ricordo il vecchio diario, mi aveva molto colpita il tema..
    Ma qui devo dire che noto un netto miglioramento, in particolare nella scrittura!
    Si legge che è una meraviglia :3

    Ps: Unico consiglietto la copertina, è un pò troppo grande! Il massimo consentito nel forum è 640 x 480 se riesci ridimensionala ^^'



    Visita il mio spazio ricordi! Dark Land

  2. #12
    sim audace L'avatar di SamyF
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    Re: L'ultimo prestigio

    Complimenti il prologo mi ha incuriosita tanto, ti seguo...aggiorna presto!
    La mia Lod (Legacy On Demand) : Questione di scelte





  3. #13
    sim §§§ L'avatar di EagleOfJustice
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    Re: L'ultimo prestigio

    Contento che vi piaccia . Eh sì damned, in realtà il primo racconto è sempre il primo racconto. Anche se non era scritto molto bene (ora che l'ho riletto, a distanza di due anni mi sono accorto di quanto fosse macchinos) il tema mi era molto caro. Penso sia così per tutti coloro che scrivono: il primo lavoro, anche se non ha una buona forma rimane sempre il migliore. Se riuscirò a ritrovare Ambition lo riprenderò sicuramente.

  4. #14
    sim §§§ L'avatar di EagleOfJustice
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    Capitolo Uno - La prima giornata

    «Quindi lei si è trasferito da Austin? E’ una grande città, nonostante il deserto che la circondi. Spero che la nostra più tranquilla Sunset Valley possa essere all'altezza della sua precedente residenza» chi parlava era John Doe, un ometto tarchiato, con una calvizie alquanto avanzata per la sua giovane età e un sorriso che solo i politici sanno di avere. Il sindaco della città si trovava comodamente seduto nel salotto della casa dell’uomo, intendo a dargli il benvenuto da parte sua e della cittadinanza tutta.
    Una pura formalità, per quanto ne sapeva Maximilian, ma era un cruccio necessario per il suo corretto inserimento nella comunità.
    «Beh, credo che soddisferà appieno le mie aspettative. Sono andato via da Austin proprio per cercare pace e tranquillità. Anche se non penso potrò goderne per molto...» rispose in maniera criptica Maximilian, osservando il nulla davanti a se.
    «Cosa intende dire?» chiese leggermente disorientato il sindaco, osservando mentre lo sguardo di Maximilian si incupiva sempre più.
    «Niente. Ero soprappensiero. Matthew puoi preparaci un caffè?» – chiese al figlio sulla soglia del salotto, intento ad osservare e i due uomini parlare di affari che da sempre considerava “per grandi”.

    «Subito», ripose, e si dileguò in cucina. Il rumore di stoviglie che cozzavano fra loro era segno che si era messo subito al lavoro. William ritornò a fissare il sindaco seduto di fronte a lui, che nel frattempo aveva ripreso a parlargli

    «Comunque, tralasciando ciò che ha detto prima – proseguì, asciugandosi il sudore con un fazzoletto – so che lei ha trovato subito lavoro come consulente finanziario negli uffici Landgraab. Non è facile trovare un impiego del genere così in fretta, mi chiedo, lei era già del mestiere anche ad Austin?»
    «A dir la verità mister Doe, io ero un prestigiatore.»
    «Sì. Eseguivo diversi spettacoli di magia in alcuni hotel della città. Ero piuttosto popolare da quelle parti»
    «Guardi, sinceramente non me lo sarei mai aspettato, tuttavia istintivamente mi veniva da affibbiarle quel mestiere. Lei possiede una certa aura di mistero intorno alla sua persona, signor Wicker.»
    «Lo prendo come un complimento. Sa, in realtà è un bene che lo abbia notato. Noi maghi non puntiamo le nostre esibizioni solo sull'esecuzione dei numeri, ma anche sul nostro aspetto. Molta di quella che voi spettatori chiamate “magia”, in realtà non è altro che un gioco ben coordinato di apparenza e fascino del prestigiatore stesso. Una presentazione spettacolare o misteriosa, i vestiti eccentrici, o estremamente eleganti, fanno tutto parte dell’atmosfera che si crea per lo spettacolo. Più è attraente il mago, più i suoi trucchi funzioneranno. E’ tutta questione di apparenza.»
    In quel momento arrivò Matthew portando un grosso vassoio con due tazze ricolme di nero caffè fumante ed alcuni biscotti. Entrambi gli uomini presero le loro tazzine di caffè è mentre John stava sorseggiando il suo Wincker gli chiese «Ne prende uno?», invitando il sindaco ad assaggiarli.
    «A cosa sono?»
    « Limone»
    « No, allora no. Purtroppo sono allergico agli agrumi.»
    « Mi spiace per lei – e fece segno di portarli via.
    « Comunque, spero che lei si ricordi ancora qualche trucchetto di magia. Potrebbe esserci utile per qualche evento cittadino o cose del genere.»
    «-Ovviamente – disse, leggermente sprezzante della sfiducia del sindaco nei suoi confronti – un mago lo si è una volta e per sempre. Lei ha mai letto Frued?»
    « L’Interpretazione dei sogni?» rispose, sicuro di aver dato la risposta giusta.
    « Non solo. In alcuni saggi parla proprio della magia. Sarebbe una lettura interessante per lei. Parla proprio della magia e della figura del mago nella società...- Guardò l’orologio.
    Segnava le cinque e mezza. Era tardi. Anche Doe lo notò e si alzò rumorosamente dalla poltroncina sulla quale era stato seduto per tutto il pomeriggio.

    «Beh, si è fatto tardi, devo andare in municipio a sbrigare alcune pratiche. E’ stato un piacere conoscerla. »
    «Altrettanto» e detto ciò accompagnò l’uomo alla porta. Quando la richiuse tornò in salotto ad osservarlo dalla finestra. L’ometto stava passeggiando a passo lento e cadenzato in direzione del municipio. Il sole stava calando sulla città, e le prime luci si accendevano nelle case.
    Maximilian prese un piccolo libretto per le note e ci segnò sopra alcune date.

    Notò Matthew di nuovo sulla soglia della porta. L’uomo posò il taccuino e si inginocchio fino a quando poté osservarlo dritto negli occhi.
    «Ti va di andare al parco? C’è un bel sole là fuori» la sua voce era molto calda, suadente. Era il suo unico figlio. Anche se poteva sembrare distaccato lui gli voleva molto bene. Più di quanto ogni altra persona al mondo avrebbe potuto fare. Matthew acconsentì subito, e mano nella mano i due uscirono di casa alla volta del parco. Come primo giorno in quella città non era niente male.

  5. #15
    sim dio L'avatar di Winged85
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    Re: Capitolo Uno - La prima giornata

    Il signor Wicker sembrava un tizio freddo e distaccato e nel prologo ho pensato che il bambino fosse una sorta di schiavetto Per fortuna non è così, anzi, gli vuole molto bene!
    Affascinante il sindaco John Doe: nome scelto a caso??
    Per ora c'è ancora poco da dire, quindi attendo il seguito






  6. #16
    sim dio L'avatar di Acqua&Sapone
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    Re: Capitolo Uno - La prima giornata

    Anche a Midnight Hollow c'è un tizio che si chiama John Doe, questo sarà un sindaco in incognito!
    Mi piace proprio come scrivi Eagle, anche io, come Winged, pensavo che avesse schiavizzato il bambino, nelle primissime foto credevo fosse stato adottato. Evidentemente hai reso molto bene l'idea del carattere algido del signor Maximilian

  7. #17
    sim §§§ L'avatar di EagleOfJustice
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    Re: Capitolo Uno - La prima giornata

    Non immaginavo che le foto avessero avuto quell'effetto. Beh, buono, vuol dire che ho stimolato l'immaginazione

    John Doe, chissà, magari avrai scoperto qualcosa? Forse è un terribile assassino che uccide secondo i sette vizi capitali? Ah te la scelta...

  8. #18
    sim dio L'avatar di Acqua&Sapone
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    Re: Capitolo Uno - La prima giornata

    Ah, che bel film Seven.
    Scusate l'OT..

  9. #19
    sim §§§ L'avatar di EagleOfJustice
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    Capitolo Due - Invito a cena

    Maximilian uscì dall’ufficio. Aveva passato le precedenti otto ore riempiendo moduli su moduli, assicurandosi che ogni centesimo che entrasse o uscisse dalle attività dei Landgraab fosse in regola. Fuori dall’ufficio gli ultimi raggi del sole morente colpivano la facciata dell’edificio, donandogli una gradevole colorazione dorata. Mentre era fermo ad osservare il tramonto un collega lo chiamò alle sue spalle.
    «Max! Ehi Max!.» Adamson lo stava chiamando dalla porta. Maximilian era sempre il primo ad uscire quando gli uffici chiudevano, ed era molto rapido nel raccogliere le sue cose ed uscire. Non si aspettava che qualcun altro oltre a lui potesse essere così veloce.
    «Max, aspettavi qualcuno?»
    -«No. Perché?»
    «Stavi lì fermo sul marciapiede, pensavo avessi chiamato un taxi o qualcosa del genere.»
    «No. Osservavo soltanto il tramonto» replicò, cercando di tirarsi fuori dalla conversazione.
    «Senti, Max, ti devo chiedere una cosa.»
    «Ti ascolto»
    «Di solito parlo spesso del lavoro e dei miei colleghi a casa, e quando ho accennato la tua venuta mia moglie ha insistito molto per conoscerti, e visto non abbiamo molti amici all’infuori dei miei colleghi, ecco, ti andrebbe di cenare con me e la mia famiglia?»
    Maximilian valutò l’invito. Matthew era stato invitato a cena da un suo compagno di scuola e quindi lui sarebbe rimasto solo a casa. Poteva dedicarsi ai suoi progetti, ma ciò avrebbe richiesto molto tempo e soprattutto una mente sveglia. In quel momento, dopo l’ennesima giornata di lavoro si sentiva molto stanco, e non avrebbe avuto l’attenzione richiesta da ciò che aveva in mente. Decise che poteva concedersi una serata fuori di casa, e accettò l’invito.
    Thomas fu molto felice che avesse accettato l’invito. Durante il tragitto verso casa il collega non faceva altro che parlargli in maniera euforica di questa o quest’altra pratica, dei suoi problemi con il capo settore ed in generale dei suoi sospetti sulle attività dei Landgraab. Era felice come una pasqua. Maximilian ascoltava non molto interessato, e piuttosto faceva molta attenzione a come gesticolava il suo collega. Era molto alla mano, ed esternava subito i suoi sentimenti. Anche in quel momento. Parlava gesticolando, e ponendo una straordinaria enfasi ad ogni argomento su cui cominciava a parlare. Per lui era come un libro aperto. Arrivarono finalmente alla casa. Un gruppo di appartamenti squallidi, per lo più abitati da famiglie operaie della zona. Avvicinandosi all’ingresso poteva sentire il forte odore di cavolo bollito e le grida di donne alle prese con mariti ubriaconi e figli esuberanti. Tutto un altro ambiente rispetto alla sua abitazione in periferia.
    Entrando nel casermone un giovane baffuto che stava uscendo in quel momento si scontrò con Thomas, e dopo il primo momento di imbarazzo il ragazzo chiese rapidamente scusa e si allontanò a passo veloce. Salendo le scale che portavano al suo appartamento Thomas gli spiegò che quel giovane, Yuriska, era un aspirante scrittore che lavorava come correttore di bozze per il giornale locale per mantenersi gli studi. A quell’ora doveva recarsi al giornale per dedicarsi al controllo dell’edizione che sarebbe uscita il giorno dopo.
    Finalmente entrarono nell’appartamento di Thomas. Un ragazzino approssimativamente dell’età di Matthew si gettò fra le braccia del padre
    «Papà! Sei tornato» esclamò sorridendo il bimbo, stringendosi alla figura del padre
    «Sì, sono tornato. Dov’è tua madre?»
    «Sono qui» rispose una voce femminile dal balcone. La donna, abbastanza giovane, indossava abiti casalinghi, e si diresse verso il marito.
    Lo abbracciò e gli chiese come era andata la giornata. Bene, rispose, come al solito. Gli presentò l’ospite, e la donna fu molto felice di avere uno dei colleghi del marito a casa, per spezzare la monotonia della quotidianità. Dopo un paio di convenevoli Thomas lo invitò sul balcone di casa.
    Il piccolissimo terrazzo dava di fronte ad altro edificio e sul cortile interno del caseggiato. Tutto il caseggiato risplendeva di vita propria. A quell’ora tutti i lavoratori erano rientrati in casa, ricongiungendosi con le famiglie lasciate la mattina prima.
    Thomas si mise una mano nella tasca della giacca e ne trasse fuori un pacchetto di sigarette. Con una mano lo aprì e ne prese una. Tese il pacchetto anche a Maximilian, offrendogliene una.
    «Non fumo.» Fu la risposta secca dell’uomo
    «Come vuoi – disse, accendendosi la sua. – Ho notato una cosa ultimamente: sei troppo distaccato con la gente intorno a te. C’è qualcosa che non va?»
    Fu colto alla sprovvista da quella domanda. Evidentemente quell’uomo non era così ingenuo come credeva.
    «Perché me lo chiedi?» Replicò, chiedendosi cosa avesse in mente
    «Ti osservo da un paio di giorni. Sei completamente assorto nel lavoro, non ti concedi quasi mai una pausa, nemmeno per un caffè, e non ti ho mai visto in città all’infuori di quelle sparute volte al negozietto di alimentari vicino al parco. Quindi, ti ripeto la domanda? C’è qualcosa che non va?»
    «E’ il mio carattere – rispose tranquillamente Maximilian – e anche una deformazione professionale. Nel silenzio osservo la gente. Mantengo un basso profilo per non influenzare con i loro comportamenti. Come un’ombra. Capisci ciò che intendo?»
    Thomas sembrò aver capito. «Uhm...mi sembra una cosa un po’ paranoica, ma sì, chi non lo è di questi tempi?»
    Maximilian volse lo sguardo all’interno dell’appartamento. Il figlio di Thomas stava aiutando la madre ad apparecchiare. Rimase a guardare quella scena a lungo. Thomas lo notò, e mentre gli portò una mano sulla spalla gli disse: « Sono veramente felice di avere una famiglia così. Quando ero giovane non immaginavo di finire sposato e con un figlio, ma adesso...sto bene così. E tu Max? Hai famiglia?»
    Maximilian non rispose. La donna chiamò i due uomini a tavola, ed essi rientrarono dentro. Thomas andò un attimo in stanza a cambiarsi. Maximilian si sedette a tavola e cominciò a guardarsi intorno. La casa era arredata in maniera spoglia, con mobili di seconda mano. Per il lavoro che svolgeva il suo collega gli sembrava alquanto strano. In fondo percepivano gli stessi stipendi. Anche se, a pensarci bene, lui non aveva i depositi che si aveva accumulato negli anni in cui aveva lavorato come prestigiatore. Era grazie ad essi che si era potuto comprare la casa in cui abitava. Thomas tornò dalla stanza da letto indossando una semplice camicia. Subito dopo si sedette a tavola e tutti cominciarono a mangiare. Fu una serata piacevole. La moglie di Thomas, Thelma, parlò a lungo con Maximilian, e anche il figlioletto ogni tanto si inseriva nelle conversazioni.
    La maggior parte del tempo fu occupata da questioni di tutti i giorni : il lavoro, i figli, la situazione politica in generale. Impararono a conoscersi, ma fu solo alla fine della cena che ci l’aria divenne tesa. Thelma, mentre stava pulendo i piatti chiese : «Dovete farmi conoscere vostra moglie, mister Wicker. Sarei molto contenta di conoscerla. »Lo sguardo di Maximilian si incupì istantaneamente.
    Cercò di controllarsi, e in maniera pacata rispose – Mia moglie non c’è più signora Adamson.
    Il silenzio cadde pesante in quella stanza. Thomas fece andare via il figlio, mentre la moglie scossa dalla notizia si agitava nel chiedere scusa
    «Non si preoccupi. Non poteva saperlo, è normale chiedere una cosa del genere.»
    «Quanto tempo fa? Chiese Thomas» sperando di non turbarlo più di quanto lo era già
    «Dieci anni fa. Morì dando alla luce mio figlio.»
    Thomas si rattristì molto al sentire questa notizia. Perdere una moglie nel momento in cui ti dona un figlio. Cosa può esserci di peggio?
    «Mi dispiace. Ma, sua moglie era di Austin?»
    «No. In realtà, l’ho conosciuta qui a Sunset Valley. Io sono originario di Redding, una città della California. Conobbi mia moglie durante un viaggio universitario. Mi stavo laureando in economia, e dovevo svolgere delle ricerche nella biblioteca di questa città per la tesi finale...»
    «Lei è laureato?» Lo interruppe Thomas
    «Sì, in Economia. Fu mentre analizzavo alcuni testi che la vidi sedersi accanto a me. Ci aiutammo a vicenda, anche lei stava svolgendo delle ricerche. Ci siamo conosciuti un po’ meglio e dopo alcuni mesi decisi di sposarla. Restammo qui a Sunset Valley per tre anni, fino a quando non diede alla luce mio figlio...quando morì...non riuscivo più a sopportare la vista della città. Troppi ricordi dolorosi. Decisi così di partire per Austin. In quegli anni avevo abbandonato l’idea di dedicarmi al mondo degli affari mi ero dato al mondo dello spettacolo. Fortunatamente avevo dei contatti in quella città, e mi garantirono un ingaggio in un club. Da lì la strada fu spianata.»
    «E come mai ha deciso di ritornare qui?»
    Ho pensato che dovevo affrontare la mia sofferenza. Non potevo continuare a scappare in eterno.
    «Beh, spero che riesca ad affrontare le sue sofferenze con la dovuta forza»
    «Già – diede un’occhiata al suo orologio. Segnava le dieci. Matthew doveva essere rientrato da un po’. – Beh, signori, è stato un piacere cenare in vostra compagnia, ma purtroppo il mio dovere di padre mi chiama.»
    Thomas lo accompagnò fino al portone, scusandosi per la domanda della moglie, e chiedendogli se avesse bisogno di aiuto di contattarlo. Maximilian ne fu felice di ciò, ma declinò l’offerta. Era una cosa che andava affrontata da soli, gli rispose.
    Salutò il suo collega, certo di aver stretto una buona relazione, e si avviò verso casa. Mentre camminava i suoi pensieri erano rivolti a sua moglie. Ann. La amava. Avrebbe dato la sua vita per lei, ma ciò non fu possibile...era stato troppo stupido a quei tempi...Non ci pensò ancora a lungo e camminando a passo spedito raggiunse la casa. Aprì la porta. La casa era silenziosa come se fosse vuota. Salì nella camera del figlio, e lì lo trovò, avvolto fra le coperte del letto, in un sonno profondo.
    Silenziosamente, l’uomo gli si avvicinò, e dopo averlo fissato per un po’ gli rimboccò le coperte e lo congedò con un bacio sulla fronte. Andando a dormire, ripensò alla giornata. Thomas. Era un bel punto interrogativo. Era stato stupido a ritenerlo ingenuo. Forse poteva essere un valido alleato. O forse era solo un uomo che mascherava bene le sue emozioni. Si sarebbe potuto fidare di lui? Non ci pensò molto. Spense la luce e si abbandonò ad un sonno profondo.

    Appartamento di Thomas
    Thomas rientrò in casa dopo aver accompagnato Maximilian al portone. La moglie appariva sconvolta. Poggiata sul bancone, teneva lo sguardo fisso sul pavimento, come se stesse cercando una risposta ad un interrogativo che non avrebbe mai potuta avere una. Thomas le si avvicinò e la strinse fra le braccia.
    «Va tutto bene tesoro. Non è successo niente»
    «Io – disse con un filo di voce, piangendo – non potevo immaginarlo. Non potevo... e si abbandonò a piangere singhiozzando sulle spalle del marito. Thomas sapeva che quella era un’altra delle sue crisi nervose. Cercò di calmarla, come sempre
    «Thelma, non ti preoccupare. So che deve essere stato un trauma orribile per quell’uomo, ma ormai non ci possiamo fare più niente. Amata, guardami – mentre diceva ciò le stringeva le braccia a sé – non è successo a noi. E non succederà. Noi siamo una famiglia felice. Tu lo sai. Calmati...»
    Al sentire queste parole Thelma si calmò. Guardò negli occhi il marito e lo baciò. Alla fine era riuscito a tranquillizzarla.

    Ufficio correzione bozze

    Yuriska era chino sul tavolo delle correzioni. Stava lavorando. Anche se tecnicamente non esisteva. Lui non era lì in quel momento. Non poteva lavorare. Se l’avessero scoperto l’avrebbero rimandato in Russia. Era scappato da lì. Era scappato dalla miseria, dalla fame, dal freddo che uccide. Aveva trovato un appartamento in quel casermone popolare, ma sapeva che presto avrebbe dovuto fare i conti con il suo visto. Ancora un anno e l’università sarebbe finita. E con la fine dell’università sarebbe arrivata anche la scadenza del visto da studente. Mentre si scervellava per trovare una soluzione lavorava. Correggeva gli errori degli altri. Per lui era una cosa buffa e tragica allo stesso tempo: doveva badare agli errori che aveva fatto, e invece pensava a correggere quelli degli altri. Trovò un grosso errore.
    “Se riuscisse ha fare quello che...” barrò quella “h” di troppo e continuò a leggere. Curiosamente si ritrovò a pensare allo sfortunato incontro sulla porta di casa. Aveva avuto una strana sensazione osservando l’uomo accanto a Thomas. Come se quell’uomo fosse circondato da un’aura di mistero. Come se tenesse per se un segreto...


    Ultima modifica di EagleOfJustice; 1st October 2013 alle 17:51

  10. #20
    sim §§§ L'avatar di EagleOfJustice
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    Re: Capitolo Due - Invito a cena

    Beh guys, oggi ho iniziato l'università, quindi stesura e pubblicazione dei capitoli potrebbero subire megaritardi. Ma non vi preoccupate, il capitolo 3 era già in produzione, e dovrei renderlo disponibile questi giorni.

 

 
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