Capitolo IV°
L'Alchimista_p.I°
- la tomba nascosta -
“…. fu nel 1785 che il nostro avo Geoffrey, sconfisse in battaglia, nei pressi della odierna città di Thann, il conte di Hansbach che aveva tentato di ribellarsi all’autorità …..”
“Brunaldine……” Bernard interruppe quella recita, che voleva essere a memoria, ma non lo era, e lei saltò su di botto.
“…. Geoffey salì al trono nel 1798, e non fu lui a sconfiggere il conte di Hansbach …. ”
“…non fu lui? ...” Brunaldine si riscosse, come da un sogno, rivolgendo verso suo fratello uno sguardo vago e stanco, che lasciava intendere come, mentre ripeteva la lezione, stesse pensando a tutt’altro
“No, non fu Geoffrey, ma il suo trisavolo Ailpheyn, e la battaglia di Thann venne combattuta nel 1653”
Brunaldine chiuse il libro che teneva sulle ginocchia, con un colpo secco e nervoso:
“Scusa, ma oggi non è giornata” disse
Bernard la scrutò attentamente, come solo lui sapeva fare: a prima vista era la Brunaldine di sempre, se non fosse stato per quella leggera ombra, che velava il suo sguardo, e che continuava a persistere, fin da quando l’aveva rivista, il giorno precedente nel salotto di sua madre. Si domandò, per l’ennesima voltacosa fosse accaduto alla sorellina, nelle due settimane in cui lui era stato assente. Apparentemente niente, perché in quei giorni, si erano comunque sentiti al telefono spesso, ed era sempre la solita e scatenata Brunaldine, che aveva voluto sapere tutto, dalle uniformi dell’esercito ai piani della battaglia.
Ma fin dal giorno precedente, aveva osservato attentamente tutti i suoi gesti ed ascoltato le sfumature della sua voce, senza venire a capo di nulla, se non della certezza che qualcosa era accaduto. La sua distrazione ora confermava sempre di più i suoi dubbi. Potevano passare date ed eventi, ma non era facile dimenticare la biblica successione dei sovrani nel loro albero genealogico; qualcosa che veniva impresso a fuoco nella mente di tutti loro, fin dall’infanzia.
“…. Ailpheyn era il padre di Ophelys, Geoffrey il figlio di Amalric, ci sono cinque generazioni di differenza.” spiegò pazientemente, e lei sembrò riscuotersi per la seconda volta.
“Sono un po’ stanca” mormorò, alzando su di lui gli occhioni viola, che a prima vista gli parvero pieni di uno sgomento, che non aveva mai visto prima, negli occhi della intrepida ed arrogante sorellina.
“Vieni qui” Bernard le tese le braccia, e lei vi si rifugiò prontamente, stringendosi a lui, come mai aveva fatto.
“Vorrei essere nel bosco di Bayen, adesso…ti ricordi la filastrocca che recitavi per farmi dormire, quando ero piccola?” mormorò Brunaldine, con una voce triste, che non era la sua solita.
“Certo che la ricordo, ma non ne avrai ancora bisogno, spero?” tentò di scherzare lui, e Brunaldine si morse la lingua fino a sentire il sapore del sangue, prima di rispondere con la morte nel cuore, ed un sorriso che voleva essere indifferente:
“Qualche volta vorrei ancora essere piccolina, come allora…..ma oggi sono stanca solo perché ho danzato troppo. Dovevo smaltire la rabbia, e Joachim mi ha mandata su tutte le furie, perché non si è fatto vedere. Dovevamo provare il pas de deux, e lui lo sapeva…” il che poi, era anche la verità.
E continuò velocemente, sperando che Bernard non trovasse il tempo di pensare:
“Forse è per questo che mi sono confusa. Hai ragione, Geoffrey, era il figlio di Amalric, che era figlio di Theodore, che era figlio …..”
Si interruppe bruscamente: quel nome recitato a memoria, qualcosa di appreso tempo addietro, un particolare che la sua mente aveva evidentemente archiviato, aprì l’ingresso ad un leggero sprazzo di luce, che si collegò ai pensieri più reconditi che la turbavano.
Theodore, il padre di Amalric il Grande, era stato il personaggio più misterioso di tutta la dinastia, un sovrano quasi leggendario che, per certo, si sapeva solo che era esistito. Del suo regno non era rimasto nulla, non un documento, non un ritratto, non una cronaca.
Solo le leggende che si erano tramandate nei secoli, e quel figlio dai lunghi capelli biondi, il “Re Sole” della dinastia weinese: Amalric, il Condottiero, Costruttore e Civilizzatore, colui che aveva fatto del principato di Wein, per la prima volta, uno stato moderno, ed in grado di essere al pari delle altre grandi nazioni della sua epoca.
Del di lui padre, si conosceva il nome, solo perché Amalric, i cui documenti erano conservati nell’archivio, aveva l’abitudine di iniziare gli editti con l’incipit:
“Noi, Amalric figlio di Theodore,
nell’anno del Signore xxxx, x° del nostro regno, comandiamo et disponiamo che…”
Il palazzo traboccava dei ritratti aulici del biondo sovrano, rappresentato tra i suoi soldati, nel fragore delle battaglie, oppure seduto in trono, mentre misteriosi personaggi inginocchiati ai suoi piedi, srotolavano altrettante misteriose pergamene, e palazzi da fiaba sorgevano sullo sfondo.
Tutte le schiere angeliche suonavano le loro trombe per inneggiare alla sua gloria in quei ritratti, in un’ostentazione di sfarzo che, se era tipica dell’epoca in cui era vissuto, non aveva mai più abbandonato i suoi discendenti….
Bernard era sempre stato un estimatore del suo antenato, aveva letto e studiato tutto su di lui, arrivando a conoscerlo come fosse stato un vecchio amico, e come tale ne parlava, almeno con Brunaldine.