Prima di leggere l'ultima parte, sarebbe utile dare una ripassatina alla seconda parte dell'epilogo, per quelli più forti di memoria, proseguite sciolti U__U
Una nuova vita per Flora
terza parte
La confusione di tutta quella storia, di quella serata, del risveglio, del biglietto… non avevano fatto altro che mandarmi la testa in tilt. Rimasi seduta alla scrivania per quanto? Dieci minuti… venti? Osservai quel pezzo di carta, cercando la frase o il codice nascosto, che mi avrebbero svelato l’enigma di quelle tre righe. Andare al Balck Rock, dopo il mio recente licenziamento, mi metteva non poca ansia, l’orario poi… le ventuno, era quello di apertura e non al pubblico, ma al personale. Forse Adrian voleva farmi assumere nuovamente, ma un gesto così altruistico non credevo potesse appartenergli, almeno non senza ricevere qualcosa in cambio… qualcosa che probabilmente aveva già ricevuto non molte ore prima, un uomo di quel calibro che cos’altro avrebbe mai potuto desiderare da me? Ero confusa… confusa a dir poco, ma in compenso mi sentivo alla grande fisicamente.
Cercai di sistemarmi al meglio, i capelli non ne volevano sapere di riprendere un piega normale o, per lo meno, accettabile e me ne tornai a casa.
Dopo tutto quello che era successo quel giorno, mi sentivo ancor più intontita, ma una parte di me era rinata, avevo potuto riabbracciare mio padre… certo, era lo stesso uomo che aveva abbandonato me e mia madre nel momento peggiore della mia vita, ma in quel momento… in quella fase della mia esistenza, solo poter rivedere il suo viso e stringermi a lui, valeva più di ogni altra cosa. Trascorsi tutto il pomeriggio con lui, mi raccontò della sua vita, della sua nuova compagna, che mai avrei voluto conoscere, e del suo nuovo lavoro, nuovo per dire, dato che era ancora un maggiordomo, ma presso una famiglia che aveva residenza in un’ isola da sogno, almeno così sembrava dalla sua descrizione.
Ore 20:00
Quando notai che ore fossero, mi precipitai a prepararmi, non sapevo che genere di abbigliamento indossare, se formale o qualcosa di più “sciolto”. Optai per qualcosa di sobrio, ma che lasciasse comunque intravedere le mie forme, dovevo pur sempre cercare di non deviare le attenzioni di Adrian da me… almeno per il tempo che avrei trascorso in sua compagnia, sapevo bene che tra noi non avremmo mai potuto instaurare qualcosa di più… intimo, nel senso più sentimentale del termine e poi parliamoci chiaro, avere uno così al proprio fianco, sarebbe stata una tortura per chiunque, dato che non mi sembrava una persona molto affidabile sotto il punto di vista relazionale, quindi ne avrei preso il meglio che potevo, quando e come ce ne sarebbe stata l’occasione.
Ore 21:00
“La puntualità è il mio forte” esclamai tra me e me, aprendo la portiera della mia auto, appena parcheggiata poco distante dal Black Rock. Mi guardai attorno e dopo pochi istanti, notai un’auto nera già conosciuta, percorrere il viale, di Lamborghini non se ne vedono tutti i giorni dopotutto. Adrian parcheggiò la macchina accanto alla mia, inutile dire sotto quanti quintali di terra mi sarei sotterrata, paragonando le due vetture, ma la mia piccola e confortevole cinquecento non mi aveva mai abbandonata e non mi costava un capitale mantenerla, quindi mi stava più che bene.
“Flora, sei incantevole anche oggi” mi poggiò una mano sulla schiena, in basso vicino alla vita in un gesto confidenziale, non che mi aspettassi un bacio, ma almeno qualcosa di più caloroso.
“Ti ringrazio” sorrisi squadrandolo da capo a piedi, ricambiare il complimento sarebbe stato superfluo, era più che evidente dal mio irrigidirmi al suo leggero tocco, che apprezzavo più del dovuto la sua presenza e l’aspetto sempre così curato, ma bastò un suo sorriso, forse di circostanza, per sciogliermi.
“Entriamo, ci attendono”
Bene… quel “ci attendono” mi fece piombare in uno stato di ansia totale, come se già non fossi agitata di mio per la situazione surreale, nella quale mi ero ritrovata catapultata, senza il benché minimo controllo su… su tutto.
Non risposi, mi limitai a deglutire, sperai vivamente che non se ne fosse accorto.
Varcammo la soglia del locale ed i miei ex colleghi sgranarono gli occhi nel vedermi arrivare in compagnia di Adrian, a dire il vero non ero convinta che sapessero chi lui fosse, dato che in anni di lavoro non avevo mai visto la sua faccia, un gran peccato, e non sapevo chi fosse il famigerato Mangiamorte, del quale il gestore aveva quasi terrore, al solo menzionarlo.
Patric sedeva ad un tavolino sorseggiando il suo solito cocktail, un malibù con una spruzzata di Havana sette, non l’avevo mai visto bere altro, era noioso perfino in questo.
Guardò nella nostra direzione e la sua faccia a dir poco perplessa nel vedermi avanzare verso di lui, confermò la mia ipotesi che non era al corrente della mia visita. Si alzò quasi di scatto dalla sedia, ci mancava solo che facesse l’inchino ed il quadro sarebbe stato perfetto!
“Si-signor Mangiamorte è un piacere reincontrarla” allungò la mano per stringere la sua
Adrian rispose al saluto, stringendo quella mano con una presa ferrea “Patric”
“Flora… e tu, cosa ci fai qui?” ovviamente quello era il modo più garbato che potesse riservare nel salutarmi
Non sapevo cosa rispondere, anche perché ne ero al corrente quanto lui
“Avevo avvisato, che ti avrei presentato la nuova socia per quanto riguarda questa attività. Miss White da ieri possiede il 51% delle quote del Black Rock, ciò ne fa il tuo capo”
Ascoltai in silenzio e solo dopo qualche istante recepii il senso della frase, mi trattenni a stento dal ripetere l’ultima parte, con l’espressione più scioccata che i muscoli facciali potessero permettermi di assumere.
“Il… il mio… capo?” Patric non era da meno
Adrian si voltò verso di me, era calmo, mi guardò come nell’attesa che io rispondessi qualcosa, dovevo prima recuperare un minimo di lucidità e cercare di coordinare il pensiero con le parole e magari esprimere un concetto di senso compiuto senza balbettamenti. Sarà stato il mio odio verso Patric, magari la mia sfacciataggine repressa ed i modi di Adrian, ma riacquistai il senno dopo qualche secondo e sul mio volto si dipinse una espressione di compiacimento, la quale tendeva leggermente al sadico, considerato ciò che mi apprestavo a fare
“Hai sentito bene Patric, il tuo capo! E come primo atto direi che… sei licenziato! Non te la prendere, sai come vanno queste cose, le entrate sono in calo, così come l’affluenza al locale, nonostante le enormi potenzialità che questa struttura riserva per le… nostre finanze.” Osservai il mio accompagnatore assottigliando gli occhi “I dipendenti sono tutti molto preparati ed abili nei loro settori, ciò significa che il tarlo risiede nella gestione.”
Avevo un po’ alzato il tono nell’ultimo passaggio, volevo che gli altri sentissero, desideravo che anche loro godessero come me dell’umiliazione di Patric, il quale non rispose alle mie parole, rimase semplicemente pietrificato, si limitò a spostare lo sguardo da me ad Adrian, magari in cerca di un atto di clemenza, sbagliato… totalmente sbagliato.
“Sono sicuro che con il tuo curriculum e le tue capacità, non investirai troppo tempo ed energie nel trovare un altro impiego, resterai comunque un ospite gradito al Black Rock, quando vorrai”
La parola che mi venne in mente fu “paraculo”, ma dire che lo adoravo in quell’istante era poco. Patric era sbiancato, nello stesso lasso di tempo che un colorito rosso acceso aveva pervaso il mio viso, almeno era quello che intravedevo dalla parete specchiata.
“Ora passiamo a dare uno sguardo in giro, c’è un po’ da riorganizzare, poi passeremo alla parte burocratica per la società. Arrivederci Patric, è stato un piacere”
“Si, ho la mente che brulica d’idee innovative da piazzare qui e li, andiamo suvvia. Addio Patric, ah… e il drink l’offre la casa”
“Si… si…” Rispose a stento con voce flebile, mentre si accasciava nuovamente sulla sedia.
Io e Adrian ci addentrammo nel locale e discutemmo sulle migliorie da apportare, come nulla di eclatante fosse accaduto, mi sforzai di non iniziare a saltare come una liceale al suo primo voto alto, tanta era la gioia che mi faceva letteralmente ballare il cuore in petto, avevo solo un sorrisone stampato in faccia e che difficilmente sarei riuscita a mascherare, cosa che non avevo intenzione di fare almeno per il resto della serata.
Trascorse qualche mese, i panni della dirigente mi calzavano a pennello, mi ero totalmente calata nel ruolo che rivestivo ed i frutti del mio lavoro si fecero evidenti dopo poco. Il Back Rock riacquistò lo splendore dei primi tempi, le sale brulicavano ogni sera di persone entusiaste degli spettacoli e dell’atmosfera. Agli occhi di Adrian avevo acquistato una certa luce, non quella che avevo desiderato fino a poco tempo prima, piuttosto, le sue aspettative nel campo degli affari vennero altamente ripagate, cosa che non esitava a palesarmi nei nostri incontri intimi, i quali ormai erano sempre più rari. La situazione era mutata pian piano tra di noi e nonostante l’elettricità sempre presente ad ogni contatto fisico, eravamo entrati nell’ottica della nostra collaborazione affaristica, quindi erano più le volte in cui ci ritrovavamo seduti ad un tavolo a discutere con contratti alla mano, che in orizzontale in situazioni ben meno stressanti.
C’era un progetto che mi stava a cuore, quella prima sera in compagnia di Adrian nella “torre di controllo”, non avevo badato tanto a quel palazzo in costruzione, che mi mostrò fuori al terrazzo, la gestione di quel sogno racchiuso in quattro mura mi sarebbe stato presto affidato e nonostante la consapevolezza della immensa mole di lavoro che mi sarebbe toccato, ero entusiasta di tutte le novità e le idee che avrei potuto mettere in campo. Avevo un debito da saldare nei riguardi di una persona, la quale mi era stata vicina nel momento più buio quella sera a Villa Knight, Eric era persona che meritava di essere tirata in causa nel mio lavoro, seppur non avrebbe avuto una posizione rilevante, il suo portafogli si sarebbe gonfiato a dir poco, così… quel giorno d’estate lo chiamai.
“Ho un affare da proporti”
“Non ti seguo… in cosa potrei mai esserti utile?”
“Mi piacerebbe che tu lavorassi per la messa in sicurezza del locale che posseggo e quello nuovo, il quale aprirà i battenti l’anno prossimo, inoltre ho messo una buona parola per te con il sommo capo per gli altri locali di sua proprietà”
“Wow… è… è un mucchio di lavoro”
“Sono sicura che un ottimo tecnico della sicurezza come te, saprà svolgere un lavoro eccellente, ovviamente verrai adeguatamente ricompensato e se necessiterai di collaboratori, proponi chi meglio ritieni opportuno, mi fido di te!”
“Non so cosa dire…”
“Un si andrà benissimo!” Lasciai quella espressione austera, che avevo mantenuto fino a quel momento e mi lasciai andare ad un sorriso sincero.
“Si… allora, semplicemente si”
Eric ed io restammo ad osservare il panorama sorseggiando i nostri drink, chiacchierammo del più e del meno, ci raccontammo aneddoti e parlammo per un po’ di tempo… spensierati, come non mi accadeva di fare con qualcuno da tempo.
Un anno dopo
Ero… felice, felice, felice e… felice. Si, avevo tutto ciò che avessi mai desiderato, un lavoro altamente gratificante e remunerativo, avevo ottenuto la mia indipendenza e potevo permettermi ogni cosa volessi, o quasi, avevo una bella casa in centro, una famiglia… seppur strana, ma l’avevo. Mio padre era presente, mia cugina e mio zio non mi avevano mai abbandonata ed in più avevo un compagno, con il quale sentivo finalmente di poter creare qualcosa d’importante. Avevo degli amici, pochi ma sinceri e sapevo di poter contare su di loro… era il periodo più bello della mia vita… finalmente tutto era come un sogno divenuto realtà.
Ore 16:00
Ero nell’auto con Adrian, il sole filtrava caldo attraverso i vetri quel giorno, percorremmo la strada che conduceva ai limiti della città, fino a giungere in collina, in un luogo che ad una prima occhiata poteva sembrare deserto. Ma proprio li sorgeva una imponente costruzione, un locale composto da due piani, uno dei quali interrato, entrambi ampi ed arredati minuziosamente. L’inaugurazione sarebbe avvenuta da li a poche ore, finalmente il locale poteva avere il via. Parcheggiammo ed uscii dall’auto, rimasi ferma ad osservare l’insegna, attraverso i miei occhiali da sole ed Adrian raggiunse il mio fianco.
“Siamo pronti…” dissi sorridendo
“Lo sono sempre stato” rispose lui
Gli sorrisi e mi apprestai a varcare la soglia del locale.
Fine
e aggiungo... FINALMENTE :3
(chiedo venia se ho sforato di una foto :P)
Qui i ringraziamenti sono doverosi:
in primis Mary e la sua sopportazione, per aver sorbito i miei spoiler e le correzioni sulle frasi di Adrian (anche se mi sono calata bene nel personaggio :3)
Poi Tesla che ha affidato Eric tra le mie mani alla cieca XD Te l'ho tratto bene come vedi.
Grazie a tutti della pazienza, visti i miei tempi, è un miracolo che sia riuscita a terminare la storia, prima che finisse anche il nuovo Gdr XD