Darcy Samantha Reaver
Hospital Brookheaven – Riunione dei Medici – Prima Turnazione
“Oggi è proprio penoso il tempo, cosa strana visto che siamo a Maggio inoltrato...”
Questo è stato il primo pensiero che ha varcato la mia mente quando stamattina ho guardato fuori dalla finestra.
Da dove sia sbucata tutta questa nebbia non ne ho la minima idea ed al momento questo è anche l’ultimo dei miei pensieri; i quali sono rivolti tutti verso l’imminente riunione che si svolgerà nella sala adibita a noi medici.
Questa nuova patologia è ancora una profonda incognita, della quale al momento non sappiamo nulla, ma spero che
Helena, colei che ha programmato la riunione, possa darci più informazioni al riguardo.
Sospiro, massaggiandomi il collo con una mano, sperando di rilassare un po’ i muscoli tesi, sentendo una leggera ansia nello stomaco, ma in fin dei conti è normale sentirsi così, no?
In fondo siamo davanti a una possibile malattia che potrebbe troncare la vita di molte persone.
Ma questa è, appunto, solo una possibilità e, guardando l’orologio, noto che è ora di avviarmi: non vorrei arrivare tardi e indispettire
Helena o peggio... perdermi qualche informazione utile.
Passo davanti alla farmacia e questo mi ricorda che dopo devo fermarmi a fare rifornimento: ho quasi finito il flacone di pillole ed è meglio prenderne uno nuovo prima che questo sia completamente vuoto.
Anche se continuo a sperare di non doverne utilizzare nessuna oggi o nei prossimi giorni.
Per essere oggi sto bene: ho preso le mie solite gocce stamattina, come sempre, e al momento non ho nessun sintomo allarmante.
Solo un leggero formicolio alle punte delle dita.
Ma purtroppo non posso controllare questa mia
particolarità, che continua a fare di testa sua presentandosi sempre quando meno me lo aspetto.
Mi rendo conto che molti miei colleghi o persone non riescono a capire quanto questa cosa possa essere fastidiosa.
Ma in fin dei conti non sono loro a cui improvvisamente “muore” un braccio, una gamba o si ritrovano a doversi sedere o stendere perché le forze improvvisamente gli mancano dal corpo.
Od il fatto di convivere con l’esperienza, dovuto alla poca forza negli arti, di far fatica ad aprire anche un barattolo di marmellata!
Prendo un profondo respiro, facendomi passare il nervosismo che i miei stessi pensieri hanno provocato.
L’unica cosa che conta è che i sintomi non peggiorino e che la cura di prevenzione non smetta di funzionare.
“Dai, Sam... dopo la riunione passa in farmacia e prendi un flacone di pillole, così stai più tranquilla”
Mi rassicuro da sola, pensando poi, grazie al mio solito perfezionismo, che tanto ne ho qualcuna di scorta nella borsa, lasciata negli spogliatoi. Quindi, se proprio non dovessi sentirmi bene potrei prenderne una subito prima di passare in farmacia.
Ma non credo che dovrò arrivare a tanto.
Sorrido, riprendendo il mio cammino, soffermandomi un poco ad osservare il “vivace” gruppetto che ha appena fatto il suo ingresso.
Da qui riesco a notare solamente che c’è una ragazza, sorretta da due uomini, che sembra non stare troppo bene... che sia stata aggredita o coinvolta in un incidente?
“Non mi sorprenderebbe dati gli ultimi avvenimenti... oppure sarà una nuova paziente con questi sintomi anomali?”
Penso indecisa, mordicchiandomi appena il labbro, ma poi scrollò le spalle: ora ho una questione più importante a cui attendere e al momento non posso fare nulla.
Magari più tardi potrei passare a vedere com’è la situazione.
Con passo deciso arrivo nella sala riservata a noi medici: A quanto pare sono una delle ultime ad arrivare, ma non in ritardo, visto che
Helena non è ancora presente.
Con lo sguardo adocchio una poltroncina libera e faccio per sedermi, ma riesco nel mio intento che in sala entra
Manuel Russel, il nostro primario di Neurologia.
Sempre affascinante ed impeccabile... una delle poche persone qui dentro che ammiro e rispetto per davvero.
Dietro di lui appare anche
Helena Bertinelli ed io mi accomodo subito, ansiosa di sentire quanto ha da dirci al riguardo.
Ma per un istante non posso fare a meno di chiedermi se i rumors su una loro presunta relazione siano veri.
«Colleghi, so che mancano pochi minuti alla fine del turno di lavoro di alcuni di voi, ma vi ruberò solo pochi secondi»
Per fortuna la voce della mia collega mi distoglie da questi stupidi pensieri, facendomi concentrare nuovamente sulla questione più importante.
«Come sappiamo, ci sono stati seppur pochi, dei casi insoliti, ultimamente, tra i pazienti qui ricoverati. E la cosa peggiore è che questa è l'unica certezza che abbiamo. Non sappiamo cos'è, quanto dura, se è contagiosa, e, soprattutto, se è curabile...»
Un senso di delusione si fa largo dentro me, nel sentire queste parole: a quanto pare siamo davvero allo completo sbaraglio.
«Come vedete, il paziente della stanza 102 presenta delle strane vene particolarmente dilatate che si ramificano su gran parte della fronte. Similmente le sclere presentano delle analoghe ramificazioni, che fanno apparire l'occhio come completamente iniettato di sangue. Questi sintomi sono comunque del tutto temporanei... Il paziente poi entra in coma... »
Nell’osservare le immagini sul proiettore sento lo stomaco stringermi in una morsa di ansia e timore, ed il fatto che
Helena stessa sembri affranta non migliora il mio stato di ansia.
Chiudo per un istante gli occhi, cercando di calmare il subbuglio interiore che mi ha colpita, prendendo al contempo stesso un profondo respiro.
Ora va meglio.
«Stiamo riunendo i migliori ricercatori. Se non dovessimo riuscire a tenere sotto controllo questa... cosa, dovremo affrontare le domande insistenti dei giornalisti e saremo costretti ad appellarci ad un "No comment" di facciata. Buon lavoro a tutti...»
Un lieve sorriso mi piega le labbra, ora sono tornata in me e più sicura che mai: in fondo l’ospedale Brookheaven è famoso per esser riuscito a curare o a trovare una soluzione alle patologie più strane.
Probabilmente riusciremmo ad affrontare e ad uscire a testa alta da questa situazione.
“O almeno lo spero... ma questo non mi bloccherà dal fare del mio meglio, come mio solito del resto.”
Mi alzo dalla poltroncina, osservando di sfuggita ancora il mio orologio, prima di voltare lo sguardo verso l’entrata della sala: sono curiosa di sapere come sta quella ragazza.
Ma prima ci terrei a scambiare due parole con
Manuel, per sapere lui cosa ne pensa di questa situazione.
In fondo se ci fosse bisogno di me mi verrebbero a cercare, visto che il mio turno non è ancora finito.
Oppure dopo aver chiacchierato un po’ con il mio primario potrei andare io di persona a controllare: in fondo turno o meno sono una stakanovista nata; sempre pronta ad aiutare.
«Dott. Manuel, lei cosa ne pensa di questa nuova e anomala patologia?»