Darcy Samantha Reaver
Hospital Brookheaven – Gruppo 1 – Sotterranei – Piano -1
Le porte si chiudono ed io mi permetto di rilassarmi un poco.
Chiudo gli occhi, respirando lentamente, sciogliendo la tensione delle mie spalle.
Porto nuovamente una mano al mio ciondolo e lo stringo leggermente tra le dita.
La mia mente nel frattempo vaga verso quella notte di quattro anni fa.
Al segreto che nessuno conosce.
20 Febbraio 2010
22:40 P.M.
Sono stanca.
A pezzi.
Distrutta.
Osservo con occhi vacui il flaconcino di pillole posto sul tavolino di fronte a me.
Basterebbero una decina o più e tutto finirebbe.
«Sei solo un oggetto difettoso, mi sarei dovuta liberarei di te quando potevo»
«Ho provato a stare con te, ma mi sono stancato di farti da balia... sei solo un peso morto!»
«Davvero crede di potercela fare con medicina? Suvvia... è lei un soggetto clinico da curare!»
«Dio mio... ma perché devi sempre mettermi in imbarazzo?!»
Chiudo gli occhi nel sentire le loro voci conficcarsi dolorosamente nella mia mente.
Sono stanca di dover lottare continuamente con le unghie e con i denti per ogni mio singolo
respiro.
Ed in fin dei conti basterebbe davvero poco per chiudere il sipario sull’ultimo atto della commedia drammatica che è la mia via.
Ma il telefono che squillava, ignorato perché persa nei miei più che lugubri pensieri, fa partire la segreteria.
«... Sam? Sono Arden. Scusa l’ora tarda, ma c’era una cosa che volevo assolutamente dirti: hai presente quel bambino che al cinema aveva avuto quell’attacco di panico e tu avevi aiutato? L’ho incontrato proprio oggi e mi ha detto di salutarti e ringraziarti ancora, penso si sia preso una cotta per te, a proposito… Ah, sì, qui con me c’è anche Harvey... ehi, idiota, aspetta! Sto finendo io di parlare!»
«Sisi, ma ora è il mio turno! Sorella! Ehi! Come stai? Ti dispiace se domani passo da te? Ho bisogno di un aiutino con i miei esercizi e non voglio farmi aiutare da questo
qui perché sai che alla fine finisce sempre che inizia a ripetermi tutte le sue futili conquiste...»
«Ehi! Ridammi il telefono!»
«No, ehi, aspetta, no... !»
«Sam, dimenticati del nostro fratellino: domani vengo anch’io! E’ una da una vita che non ti vedo e mi manchi, sorellina.»
«Manchi anche a meeeeee!»
«Smettila di urlare che mi sfondi i timpani!»
«Oh, come mi dispiaaaaceeeee...»
«Ora ti faccio vedere io come ti dispiace! Scusa Sam, devo dare una sistemata al nostro fratellino!»
«AGH! Sorella! HELP MEEEE!»
«Tu... tu... tu...»
Rimango immobile, ad osservare il telefono stupita, quando prendo a riscuotermi.
Lentamente una risata si fa largo in me, liberandomi un po’ alla volta dalla mia “gabbia”.
Nello stesso momento mi rendo conto di aver gli occhi lucidi e la pelle impiastricciata di lacrime.
Ma non smetto di ridere.
Getto lontano le pillole, abbandonandomi sul divano.
Continuo a ridere e a piangere per un tempo indefinito.
«Mai più...»
Sussurro come una mantra, dandomi della stupida, man mano che riprendo forza.
Non oserò mai più, neanche per un solo istante, pensare
una cosa del genere.
26 Novembre 2010
«E per festeggiare la tua laurea io, Caleb ed Harvey abbiamo deciso di regalarti questa collana: un angelo, perché in fin dei conti, per quanto questo pensiero possa essere sdolcinato od un cliché... tu lo sei. E dalla tua espressione dico subito: in un certo senso! Comunque Sam... ricordati che tu sei una gran persona. Sei arrivata dove sei grazie ai tuoi sforzi e l’hai fatta vedere a tutti coloro che non hanno mai creduto in te! Quindi ora devi solo andare avanti a testa alta e fare ciò in cui tu credi.»
«Praticamente, quello che
questo qui vuole dire è: Congratulazioni! Ora sei un medico!»
«Harvey...»
26 Maggio 2014 – Hospital Brookheaven – Sotterranei – Piano -1
Riapro gli occhi, per quello che potrebbero essere sembrati minuti od ore, ma in fin dei conti sono stati solo una manciata di secondi.
Lascio la presa della mia collana, sentendo la mente chiara e lucida.
“Sono pronta ora!”
Le porte dell’ascensore si aprono e già inizio a ricredermi.
Sono tentata di schiacciare un altro pulsante.
“Ma è questo il posto in cui dovevamo incontrarci? Ho dato per scontato che fosse qui, ma...”
I miei occhi rimbalzano da una parete all’altra, analizzando la stanza nel complesso, soffermandomi principalmente su quel separé sporco di sangue e su una di quelle creature rovesciata sul pavimento, in maniera scomposta.
Sembra
morta e spero che lo sia, non vorrei dover lanciare l’ennesima sedia.
«Forse dovevamo scendere al -2?»
Mi mordicchio appena il labbro: forse sì, forse no... magari è proprio da qui che erano arrivate quelle creature.
“Ma dov’è il gruppo di Helena?”
Mi chiedo perplessa, facendo qualche passo dentro la stanza, adocchiando curiosa le grate sul pavimento: non mi piacciono.
Neanche un po’.
Che cosa ci sarà sotto di esse?
Una possibile via di fuga o qualche nuovo orrore?
«Agenti, ho trovato una pistola nella Farmacia dell’ospedale -non chiedete dove esattamente l’ho trovata- Io non ho idea di come si utilizzi e prima che qualcuno si faccia male forse è meglio se la prende uno di voi due. E prima che cominciate a chiamarmi “la ragazza orientale”, mi chiamo Yuriko»
Mi riscuoto dai miei pensieri, osservando dove si è mossa
Yuriko e noto le buste che ha tra le mani.
«Yuriko, cosa c’è scritto in quelle buste? Potrei vederle dopo?»
Le chiedo cortesemente, tenendo d’occhio dov’è la creatura, notando di sfuggita la
Rossa prendere l’iniziativa e andare all’avanscoperta.
Mi umetto leggermente le labbra: meglio cercare di tenere la situazione sotto controllo.
«Sono la dottoressa Samantha Reaver, come saprete già bene o male tutti, se avete bisogno di un qualsiasi tipo di assistenza venite pure da me. Credo che al momento la soluzione migliore sia analizzare questa stanza, riordinare le idee e le informazioni che troviamo e organizzare un piano per uscire da qui sani e salvi e cercare, magari, di riunirci al gruppo della dottoressa Bertinelli»
Faccio decisa, cercando però di non alzare troppo la voce.
Meglio essere prevenuti che prevenire dopo.
Detto questo mi avvicino al carrello degli asciugamani vicino ai cassettoni, per vedere se vi è qualcosa di utile nascosto.
Se dovessi trovare qualcosa bene, se no... continuerò comunque la mia ricerca altrove.
Mi incuriosisce molto il computer e gli strumenti che vi sono vicino...
Per di più così potrei cercare di sbirciare oltre le grate, sperando di vedere cosa vi è oltre.
Mi incutono uno strano senso di disagio.