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Risultati da 401 a 410 di 425
  1. #401
    sim esperto L'avatar di Laurel*
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    Moreen Evans
    Terrazzo Household

    Raggiungo finalmente il terrazzino aperto, seguita poco dopo da Adam. Meno male, mi sento più sollevata ora che è qui piuttosto che saperlo ancora là fuori con la creatura nei paraggi e un esplosione che avverrà a momenti. Ma cosa vado a pensare? Adam è il mio superiore, sa sicuramente badare a se stesso e non ha bisogno che io gli faccia da balia. Allora perché prima ero così agitata? Perché lui è il migliore amico, la persona a cui tengo di più, ed è anche… ed è anche cosa? Non è il momento più adatto per pensare a cose di questo tipo! Le vite di alcune persone dipendono anche te Moreen, quindi concentrazione!
    Tra l’altro mi accorgo solo ora di non sapere dov'è la mia protetta, potrebbe essere rimasta nel terrazzo senza che io me ne accorgessi, sono imperdonabile. Alzo lo sguardo oltre il muro di mattoni che delimita il terrazzino e la vedo mettersi al riparo insieme al capitano e la poliziotta stringendo in mano qualcosa, l’agenda. Ce l’ha fatta per fortuna, è una tipa tosta.
    Mentre cerco di capire cos'altro succede nel terrazzo principale, Adam mi si avvicina. La sua espressione è indecifrabile. «Sappi solo… che se non dovesse andare tutto secondo i piani… e che se questa fosse l’ultima volta che ci rivolgiamo la parola…» conclude esitando. Non riesco a capire, non è da lui essere negativo. E poi cosa voleva dirmi di tanto importante? Non sarà mica che…? Al pensiero che anche lui possa provare qualcosa per me il mio cuore inizia a battere più forte. Il contatto della sua mano stretta alla mia conferma in parte quello che penso. Arrossisco. Ma per quanto io sia felice di ciò, non posso permettermi di distrarmi proprio ora che sta per essere fatta esplodere la bombola.
    «Ne riparliamo dopo, perché noi ce la faremo.» dico con sicurezza. Devo e voglio credere fino in fondo che tutto andrà bene e che il mostro verrà abbattuto. «E poi ho anch'io una cosa da dirti…» aggiungo sorridendogli e stringendo a mia volta la sua mano.
    Qualsiasi cosa accada la affronteremo. Insieme.

  2. #402
    GdR Master L'avatar di Eclisse84
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    Turnazione libera
    Conclusa

  3. #403
    GdR Master L'avatar di Eclisse84
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    Epilogo


    Andrew prendi la valigetta che ti ha lanciato Anthony e ti metti al riparo, seguito da Adam e Moreen, Philip, il capo swat ed il suo sottoposto. Andrea, Brad resta qualche secondo ad osservarti, è interdetto, il suo senso dell’onore non gli permette di lasciare un uomo a morte certa, ma qualcosa gli è scattato guardando le tue lacrime, i ricordi della freddezza di Fiona nei suoi riguardi, sono in netta contrapposizione con il calore che gli stai infondendo con la tua preoccupazione, tu, una quasi sconosciuta, tieni alla sua salvezza come nessuno gli aveva mai dimostrato, “Non potrò più difenderti da morto... dopotutto”, si lascia trascinare dalla tua esile presa, portando con voi anche sua sorella Theresa ed entrate nel terrazzino. Byron ti metti al riparo anche tu, pochi istanti prima di essere raggiunto anche da Zack, il quale ha spinto la bombola lontano con la forza delle gambe.






    E’ giunto il momento...
    Anthony il destino dei tuoi compagni nuovi e ritrovati è tra le tue mani




    Sei sicuro di quel che fai, anni di addestramento ti hanno insegnato come colpire un bersaglio mobile




    La traiettoria è quella giusta, impugni l’arma, trattieni il respiro, prendi la mira e….







    (Frank creatura – 1130 di costituzione = morte)

    L’esplosione è di tale portata, che ha distrutto il mostro nella sua interezza, la ghiandola rigenerativa, situata all’interno del cervello, si è letteralmente disintegrata, piccoli brandelli di ciò che rimane di quell’enorme corpo sono disseminati per il terrazzo, ma Frank è morto… morto sul serio e non si ripresenterà più ai vostri occhi.
    Uscite dai terrazzini totalmente illesi, la struttura per fortuna ha retto e non siete stati sepolti vivi dal tetto, che poteva crollare sulle vostre teste. Venite fuori uno ad uno, ma la gioia della vittoria viene presto oscurata da un macabro spettacolo, Anthony giace in terra senza un braccio e senza una gamba




    Poco lontano da lui c’è un distintivo, è quello di Olivia, ma del suo corpo non vi è traccia. Il rumore assordante delle pale degli elicotteri si fa più intenso, un forte vento vi scompiglia i capelli, alzate gli occhi e notate che ve ne sono ben tre a sorvolare la palazzina, alcuni uomini in divisa si calano dalle funi e vi raggiungono “Andrà tutto bene, siamo qui per portarvi in salvo”
    “Questo è ancora vivo”
    un altro militare dell’aeronautica è accovacciato accanto al corpo di Talbot “E’ ridotto molto male, ma respira ancora”





    “Legatelo è lui la causa di tutto ciò” il capo swat irrompe tra la folla, imponendosi come sempre, la paura di pochi istanti prima, non lo ha sedato, infondo… potrà raccontare di come ha guidato tutti verso la salvezza. Uno per uno venite tratti in salvo a bordo degli elicotteri, mancano ormai solo poche persone, quando…
    “C’è anche lui” Vi voltate e ciò che vedete ha dell’incredibile, Brad ha sollevato con le braccia il corpo di Anthony il quale miracolosamente si è ricomposto nella sua interezza “E’ privo di coscienza, ma è vivo… portate in salvo il nostro eroe”




    Siete finalmente in salvo, a bordo degli elicotteri osservate dall’alto la vostra città, le vostre case, i vostri luoghi di lavoro, ogni posto è legato a ricordi, che siano piacevoli o meno, i quali avete ben impresso nelle vostre menti e nei vostri cuori.




    Siete ormai lontani quando il cielo si colora improvvisamente di rosso, una esplosione gigantesca, lontana da voi, tinge l’atmosfera del colore del tramonto, ma è ancora mezzogiorno… Bellavista è distrutta e con essa ogni singola creatura generata dalle folli menti dei dottor Talbot e Bertinelli.


    Il mese successivo

    Grazie alle informazioni recuperate dalla valigetta e dalle agende, le autorità competenti sono venute a capo di tutto ciò che accaduto, incastrando numerose personalità politiche e fuorilegge dai nomi altisonanti, legati al commercio del virus elaborato da Lawrence. Le formule studiate dalla madre di Fiona ed Helena hanno permesso di creare un siero per la cura dei possibili infetti, è stato somministrato a tutti i superstiti della città di Bellavista, incluso Anthony il quale ha perso la capacità di rigenerarsi. Per il suo alto senso del coraggio e dell’onore, per aver salvato la vita ad un numero congruo di persone, gli sono state conferite le più alte onorificenze dal corpo della polizia e riconosciuto come eroe nazionale. Allison grazie al suo coraggio ed alla perseveranza è divenuta una personalità di spicco nel mondo del giornalismo, vincendo il premio pulitzer. Per quanto riguarda Talbot, dopo averlo sottoposto ad una lunga serie di terapie, il suo corpo non conserva alcuna traccia del virus, ma le funzioni cerebrali sono ormai compromesse. Abbandonata la regale dimora, la sua casa ora… è la cella di un penitenziario.




    Fine

    ____________________________________

    Scott Walker
    Allison Greene
    Josephine Marshall
    Zack Sawyer
    Byron Biscardi
    Lèonie Lecrerc
    Andrew Davis
    Mariko Fullbuster
    Isaac Norwood
    Andrea Gillian
    Liam Harrington
    Adam Miller
    Manuel Russel
    Moreen Evans
    Yuriko Kiyomizu
    Anthony Rocca

    Siete i vincitori di questo GDR
    Complimenti

    Potete postare qui i vostri eventuali epiloghi personali





  4. #404
    L'avatar di mary24781
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    Lo Lascio qui, in questa quest dove si è concluso, ma ovviamente è un messaggio rivolto a tutto il lavorone svolto ^^

    ​RINGRAZIAMENTI

    Anche questo GDR è terminato e, tra una nota di soddisfazione e una di malinconia, mi sembra giusto concludere con dei ringraziamenti. Innanzitutto voi utenti, che avete reso possibile e rendete possibile lo sviluppo di questo tipo di gioco: senza di voi, senza persone giocanti, un gdr non può esistere. Quando ci siamo trovati nell'impossibilità di continuare, quando ci siamo trovati quasi costretti a sospendere, è stato proprio pensando a voi, al vostro impegno, al vostro entusiasmo che ci siamo intestarditi, nonostante tutto, a continuarlo, a concluderlo. Come Staff ci siamo sempre impegnati ad aprirvi nuove iniziative e il vostro attaccamento per il gdr non poteva passare inosservato, non potevamo chiudere con leggerezza, come qualcuno voleva, solo perchè non poteva imporre la sua dittatura. Un tiranno fa sempre una brutta fine, soprattutto in un gioco sociale come questo. Perchè, come ho scritto prima e non mi stancherò mai di ripetere, il gdr siamo tutti noi, tutti voi. Non è solo il master, non è solo lo Staff del forum. Siamo tutti noi, tutti noi utenti di questo forumello che ne ha passate di cotte e di crude ma che ha sempre tenuto duro.

    Inoltre, quando delle persone si appassionano ad un progetto, ti danno fiducia. Io, come persona, come utente, come moderatrice e admin non potevo tradire la vostra. Il gdr doveva continuare, avevate riposto in noi la fiducia di divertirci tutti insieme e non poteva essere tradita. Confesso che non è stato un momento felice. A livello personale, e qui parlo per me, sono in un momento cruciale e sto per terminare definitivamente l'università. Nonostante la testa piena, nonostante le preoccupazioni che mi porto dentro (e che penso abbiamo tutti), ho preferito accantonare i miei diari, le mie cose, non ho voluto mollare. Insieme a questa mia volontà c'era anche quella del resto dello Staff, cui porgo il secondo ringraziamento. Loro insieme a me non hanno ceduto. Mi hanno aiutato a trovare soluzioni, cercare di appianare, di chiarire, di risolvere. L'ennesimo episodio in cui abbiamo dimostrato a noi stessi che siamo una squadra fortissimi!

    I latini dicevano "dulcis in fundo". Il più importante, il più grande ringraziamento lo devo a Eclisse84. In un momento così buio, si è presa carico della trama di qualcun altro, riuscendo a gestirla anche meglio e portando a termine con entusiasmo e costanza questo progetto. Il lavoro intellettuale, lo studio della trama, il rifacimento dei lotti nel gioco, la riorganizzazione. Vi assicuro che non è stata una cosa facile, e non solo per una questione tecnica ma anche umana, eppure l'ha fatto, in maniera ottima e ineccepibile. Lei anche più di me, ha accantonato i suoi progetti per potersi concentrare su questo, per portare avanti un qualcosa che non era tenuta a fare. I suoi meriti, quindi, sono decisamente maggiori. Siamo tutti fieri di averla nello Staff! Grazie a lei, la vostra fiducia non è andata persa e sapete con certezza che, qualsiasi cosa possa accadere, i vostri sforzi non cadranno mai nel vuoto!

    Mi preme, ora, fare un annuncio, che probabilmente alcuni di voi sapranno, dato che non riesco a tenere la bocca chiusa U_U Stiamo preparando da un mese il nuovo GDR! E dato che mi chiamano la regina degli spoiler, vi preannuncio che sarà a tema MEDIEVAL-FANTASY! Non posso ancora dirvi altro, se non che tutti i regolamenti generali saranno rivisti e migliorati, che garantiremo imparzialità (e la gestione di Eclisse in Afterlife ne è garanzia)e che inseriremo delle interessanti novità! Quindi, come si suol dire, non cambiate canale, un'altra avventura sta per cominciare!

  5. #405
    sim onniscente L'avatar di Vicky<3
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    Byron Biscardi
    Epilogo


    Qualche anno dopo...

    È curioso come, talvolta, si tenti disperatamente di dimenticare qualcosa che invece ogni fibra del nostro essere desidera ricordare.
    Ed è ancora più curioso come certe ricordi, frasi o pensieri ritornino alla nostra mente nell’istante in cui meno ce l’aspettiamo.

    * * *

    Tutti gli avvenimenti accaduti nel passato di Byron non avrebbero avuto una tale influenza sul presente quanto ciò che era avvenuto anni prima a Bellavista.
    Le scene più cruente alle quali avesse mai dovuto assistere erano ancora fisse nella sua mente, come istantanee che nemmeno il tempo avrebbe mai potuto sbiadire.
    A nulla era servito allontanarsi da quel luogo e da tutte le persone coinvolte in quella faccenda: non era possibile, e questo l’uomo lo sapeva bene, cancellare il passato semplicemente separandosi dalle persone che hanno fatto parte di esso. I ricordi sono nello stesso tempo la nostra più grande ricchezza ed il nostro maggiore dolore, e la loro presenza è un dono ma anche un danno.

    Questi erano i pensieri che attraversavano la mente di Byron in quella calda giornata di inizi giugno: steso su una sdraio, con una fresca brezza proveniente dal mare che gli accarezzava la pelle, l’ormai ex poliziotto tentava di rilassarsi, prendendosi una pausa dal tran tran quotidiano.



    Aveva deciso d’abbandonare le forze dell’ordine qualche mese dopo le vicende di Bellavista: nonostante il suo forte amore per la giustizia, aveva deciso, aiutato da qualche incontro con uno psicologo di fiducia, di dedicarsi a qualcosa di più tranquillo e rilassante; era così divenuto un commerciante, aprendo un suo negozio di articoli sportivi nel centro di Sunset Valley.
    Amava il suo lavoro, ed aveva inoltre ripreso a coltivare uno dei suoi hobby adolescenziali, ovvero il calcio. Quasi ogni weekend, infatti, si recava al campo cittadino con una decina di coetanei per disputare partite amichevoli, o allo stadio, a tifare per la sua squadra del cuore.
    Ad un osservatore esterno ad ogni vicenda, la sua vita poteva apparire tranquilla e quasi monotona, ma chi lo conosceva sapeva bene che non era affatto così: ovunque andasse, Byron era seguito dai propri ricordi, che come vecchi nemici attendevano i momenti più inaspettati per risorgere dalle zone più anguste della sua mente.
    Ormai aveva imparato a convivere con il proprio passato, non lasciando che esso intaccasse i suoi piani per il futuro. Talvolta, però, falliva nel suo intento, e si ritrovava a riflettere, proprio come in quella giornata estiva, su ciò ch’era avvenuto anni prima in quel famoso ospedale.

    Poteva ricordare perfettamente tutti gli eventi successi in seguito al loro salvataggio da parte dei militari: per mesi il loro caso era stato sulle prime pagine di tutti i giornali della città, del paese e probabilmente anche del mondo intero.
    Erano state rilasciate moltissime interviste, svolte indagini più approfondite ed ovviamente il processo di chi era stato ritenuto colpevole di quegli abomini.
    Byron aveva fatto da testimone in aula, spinto da un forte desiderio di giustizia, ma tutto ciò che avrebbe voluto fare sarebbe stato rimanere il più possibile lontano dai riflettori: non aveva quindi rilasciato alcun tipo di dichiarazione ai giornalisti, cosa che invece altri suoi compagni di sventure avevano fatto, né aveva partecipato ad alcun tipo di show televisivo per narrare la sua storia.
    Era stato in cura da uno psicologo per parecchio tempo, il che l’aveva aiutato molto nel superare i traumi che la sua mente aveva subito durante quei giorni infernali; aveva poi passato un periodo in montagna, forse due o tre settimane, lontano da tutto e da tutti. Durante quel breve ritiro, aveva appreso della morte dell'adorata nonna e del padre, entrambi da tempo malati, e gli unici motivi che l’avevano convinto ad interrompere quel momento d’isolamento erano stati i funerali dei due parenti.
    Inoltre, non aveva più sentito nessuno dei ragazzi di Bellavista: dopo le esequie simboliche delle vittime ed il processo, si era trasferito a Sunset Valley, lasciando meno tracce possibili.
    Non l’aveva fatto perché non tenesse a coloro che avevano condiviso con lui tutto quel dolore, ma perché la loro vicinanza l’avrebbe portato a ricordare ciò che stava disperatamente tentando di dimenticare.

    Ma se c’era una cosa che Byron sapeva della vita, era che questa è sempre stata imprevedibile: quel giorno, infatti, avrebbe incontrato nuovamente una persona a lui molto cara.



    - Non ci posso credere - una voce ruppe il silenzio che s’era andato a creare nella spiaggia vuota - Non ci posso proprio credere! -
    Byron si girò di scatto, nonostante avesse riconosciuto la voce della persona meravigliata che lo stava fissando proprio in quell’istante.



    - Byron! Sei proprio tu! - esclamò Andrew, mentre si avvicinava all’amico con un grandissimo sorriso sulle labbra - Da quanto tempo! - aggiunse.



    Byron si alzò dalla sdraio e raggiunse il ragazzo, e, mentre lo abbracciava, disse: - Tantissimo tempo, Andrew, tantissimo -



    - Seriamente, da quanto è che non ci si vede? - domandò Andrew, mentre si scioglieva dall’abbraccio.
    - Tre anni, o forse di più - rispose l’altro, invitando l’amico ad accomodarsi di fianco a lui - Ma dimmi, cosa ti porta in questo posto sperduto? -
    - Meritate vacanze, amico! Avevo bisogno di un po’ di relax e sono venuto in questo piccolo angolo di paradiso! -
    L’altro sorrise: non era la prima volta che qualcuno definiva la sua nuova città come “piccolo paradiso”, ed in effetti era proprio quello che era... una piccola cittadina, tranquilla e non esageratamente presa di mira dai turisti.

    I due parlarono a lungo, sempre di argomenti molto generali: nessuno dei due sembrava voler parlare di Bellavista, perché nessuno dei due sapeva come l’altro avrebbe affrontato l’evolversi di una conversazione del genere.
    Fu Andrew a prendere coraggio e porre all’altro una domanda azzardata: - Dimmi un po’... Mi hai parlato del tuo lavoro, della tua casa, ma non ti ho sentito far accenni all’amore -
    Byron sorrise, ma il sorriso fu seguito da un profondo sospiro.
    Entrambi sapevano che questo discorso avrebbe portato l’uomo a parlare della persona che, tra tutte quelle coinvolte nei fatti dell’ospedale, aveva cambiato drasticamente la sua vita.
    Prese un respiro profondo, perché prima d’allora non aveva mai affrontato un dialogo simile con nessuno, e rispose: - Sono felice -
    - Felice? - chiese Andrew, con un tono di voce palesemente stupito.
    Byron lo guardò, ed il suo non era uno sguardo triste o abbattuto, era denso di speranza e di una malinconica felicità: - Sai che non la dimenticherò mai - disse ad un tratto, come se fosse stato ovvio che l’argomento principale sarebbe stato lei.
    Assunse poi una posa differente, poggiando i gomiti sulle ginocchia e fissando l’orizzonte.



    - Pensavo che non sarei mai riuscito a provare nulla dopo di lei - continuò - Ma mi sbagliavo -
    Questa affermazione probabilmente mise leggermente a disagio l’altro ragazzo, che vacillò un poco prima di porre un’altra domanda: - E chi? - chiese soltanto.
    - Mariah - rispose Byron.
    Andrew rimase a bocca aperta: - Mariah?! - quasi urlò - Quella con cui stavi alle superiori? La migliore amica di Gr— cioè, quella Mariah? -
    L’altro annuì, ed un velo di tristezza scese sul suo volto al pensiero che un tempo era stato il fidanzato della migliore amica di Greta.
    Le aveva provocato un’ulteriore sofferenza e se n’era infischiato, come aveva sempre fatto.



    - Ci siamo incontrati al funerale -
    riprese - Avresti dovuto vederla, era distrutta... Credo sia stato questo ad unirci da subito, la presenza di un vuoto... causato dalla mancanza della stessa persona -
    Detto ciò si distese nuovamente sulla sdraio, abbandonando la posizione precedente: - Mi è sempre stata accanto. In realtà, ci siamo sempre stati accanto a vicenda, come amici e poi... beh, abbiamo capito che c’era qualcosa di più... All’inizio non volevamo, sai? -
    - No? - domandò Andrew.
    - Pensavamo fosse sbagliato... credevamo, sai, di tradirla. Ma poi abbiamo pensato che lei avrebbe voluto vederci felici, entrambi, e ci siamo lasciati andare -
    Ci fu un momento di silenzio.
    - Non l’ho dimenticata - aggiunse poi Byron, quando ormai sembrava che la conversazione fosse giunta al termine - Io non dimentico -

    Dopo questa affermazione, la conversazione si spostò su argomenti differenti ed i due continuarono a parlare del più e del meno per un po’.
    - Ora devo proprio andare - disse ad un tratto Andrew, alzandosi - È stato bello incontrarti -



    - Aspetta -
    lo intimò l’altro - Mariah sarà qui a momenti, vorrei che vi incontraste –
    Mentre pronunciava queste parole, si sentì un rumore di passi non molto lontani.



    Si girarono entrambi e videro una bella ragazza dai capelli color nocciola chiaro, gli occhi scuri e delle labbra rosee e carnose che agitava la mano in segno di saluto.



  6. #406
    sim onniscente L'avatar di Vicky<3
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    - Buongiorno! - esclamò, mentre si dirigeva verso Byron per stampargli un bacio sulla bocca.
    - Buongiorno anche a te - rispose lui, accennando un sorriso.



    Dopodiché le indicò l’amico, aggiungendo: - Credo vi siate già incontrati in qualche occasione, ma in ogni caso, lui è Andrew -
    La donna gli si avvicinò e si presentò, dicendo che il marito le aveva tanto parlato di lui.



    - Byron - disse Mariah, voltandosi verso il compagno - Ho chiesto a mia madre di portare qui le gemelline... Dovrebbero arrivare da un momento all’altro -
    - Gemelline? - domandò Andrew, ma non fece in tempo a formulare una domanda più complessa che si sentirono due vocine esclamare all’unisono: - Mamma! Papà! -
    I tre si girarono e videro due bambine camminare verso di loro: erano sicuramente gemelle, visto che i tratti somatici erano identici, ma avevano un colore degli occhi differente ed una aveva gli stessi capelli della madre, mentre l’altra quelli del padre.



    - Eh, sì - disse Byron, sorridendo - Andrew, ho il piacere di presentarti le nostre due bambine - e così dicendo ne prese in braccio una, mentre l’altra si gettava tra le braccia di Mariah.
    - Quella brunetta che è corsa in contro alla mamma è una peste, ti avviso! - aggiunse ridendo - Il suo nome è Olivia Adeline -



    - Questa qui in confronto è un angioletto - continuò, guardando negli occhi la piccolina che stringeva a sé – Lei è Greta Lily -



    Poi si girò verso l’amico, con un lieve sorriso sulle labbra: - Che ti dicevo? Io non dimentico -



    * * *

    Ringraziare Tesla e Kira per avermi dato il permesso di includere i loro PG nell'epilogo e di ricamare un po' di storie anche con loro; voglio dire inoltre un sincero grazie a tutti coloro che hanno partecipato insieme a me a questo GdR, allo Staff del forum (Masters del GdR in particolare) e farvi sapere che vi sono grata per avermi fatto vivere un'esperienza così bella, è stato davvero splendido e mi dispiace che sia finito.
    Grazie a tutti!



    "No matter what anybody tells you, words and ideas can change the world."

  7. #407
    Mod cangiante L'avatar di Pey'j
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    Allison Greene

    E P I L O G O


    29 Maggio 2014
    21:28

    Loft di Allison



    Apro la porta del loft. Tre giorni fa non chiusi nemmeno a chiave, sicura che il mio incontro con Jacob Wonder sarebbe durato pochi minuti. Mi aspettavo di tornare a casa entro un’ora, massimo un’ora e mezza. Magari non da sola? Avevo intenzione di convincere Jacob a venire con me, volevo mostrargli i miei lavori, gli articoli di cui vado più fiera. Non avrei mai pensato che, tre giorni dopo, avrei varcato la soglia del loft con un’altra Wonder.


    Mi giro, e vedo che Stephenie non mi sta seguendo. È ferma fuori dalla porta. <<Puoi entrare>>, le dico con un sospiro. Lei annuisce ed entra.
    Non so perché prima, all’ospedale, mi sia offerta di portarla a casa con me. Non so nemmeno perché la polizia sia stata d’accordo, forse grazie all’intercessione di Anthony. Sta di fatto che non sarei mai potuta andarmene senza aver avuto la sicurezza che questa ragazzina fosse al sicuro.
    E quale sicurezza migliore se non averla qui con me, almeno per stanotte?
    Mi rendo conto di aver inserito il pilota automatico solo quando mi ritrovo seduta al tavolo della cucina, con la testa fra le mani.
    Sono distrutta, in questi due giorni avrò avuto sì e no quattro ore di sonno tra esami, prelievi e test di ogni tipo. Sono anche alquanto affamata, e come sempre cibo vince su sonno. Mi alzo per dirigermi verso il frigo ma mi blocco alla vista di Stephenie sulla soglia della cucina.


    Ha lo sguardo rivolto verso il pavimento, sembra voglia chiedermi qualcosa ma non riesca a trovare le parole. Dopo qualche istante, finalmente, mi dice: <<Posso…posso usare il bagno?>>. Roteo gli occhi ma, in realtà, mi sento estremamente sollevata.


    <<Certo che puoi, non devi nemmeno chiedere. Fa’ come se fossi a casa tua. È la prima porta a destra, nel corridoio>>. Stephenie mi regala un timido sorriso e poi lascia la stanza.
    Non voglio che finisca nel giro dei servizi sociali, però non posso di certo tenerla qui con me. Sì, rimarrà solo per questa notte.
    Domani mattina, come prima cosa, andremo da chi di dovere e sistemeremo questa faccenda.


    3 Giugno 2014
    15:07

    Ospedale di Bridgeport


    <<Come ti senti?>>


    Anthony è seduto di fronte a me. Ha insistito per venire nella saletta comune, nonostante mi fossi offerta di raggiungerlo nella sua stanza.
    <<Bene. Mi hanno somministrato la cura qualche ora fa e mi sento debole, ma…sono contento che non diventerò…beh, hai capito.>>
    Annuisco. Poi gli chiedo: <<Quando ti dimettono?>>
    <<Tra due o tre giorni, credo. Non vedo l’ora, voglio tornare in centrale per assicurarmi che Talbot marcisca dietro le sbarre!>>
    <<Sarà il suo destino, fidati. In confidenza…si trova in questo ospedale. Oggi hanno iniettato il siero anche a lui, e domani lo trasferiscono nel carcere di massima sicurezza. Infatti io sono qui solo per scattargli qualche foto di nascosto, ti ho beccato per caso>>.


    Anthony inizia a ridere di gusto, forse troppo, perché noto una smorfia di dolore sul suo viso. Vorrei chiedergli se va tutto bene, ma lui mi precede e parla per primo. <<La piccola Wonder è ancora a casa tua?>>
    Guardo il tavolo, imbarazzata. Prima di quell’incubo nulla poteva mettermi in imbarazzo. Dannazione, mi ha proprio cambiata. <<Sì, per ora. Non…vorrei evitare di coinvolgere i servizi sociali. Non riusciamo a contattare sua madre e non ha parenti, quindi la manderebbero o in un orfanotrofio o in una casa famiglia, almeno per qualche mese. Stavo…stavo pensando di chiedere ai miei genitori di prenderla in affidamento, legalmente. Ho un fratello della sua età, quindi non sarebbe nemmeno sola. Ma forse è un’idea stupida…>>
    Sento che Anthony mi afferra la mano, e alzo lo sguardo. <<Penso sia un ottimo piano>>, mi dice.


    È la prima persona a cui ho confessato di avere questa strampalata idea, ed è un sollievo che approvi. Nonostante lo conosca ancora poco, il rispetto e la gratitudine che provo nei suoi confronti mi bastano per fidarmi.
    <<Senti>>, riprende a parlare. <<Ti volevo ringraziare per…non prenderla male: per la tua testardaggine. Se non avessi voluto recuperare quell’agenda a tutti i costi, sul tetto, probabilmente ora sarei una bestia assetata di sangue. Quindi, ecco, grazie.>>
    Strabuzzo gli occhi. Ma fa sul serio quest’uomo?
    <<Anthony, mi prendi in giro? Sono io, siamo noi tutti che dovremmo ringraziarti. Senza di te non saremmo nemmeno bestie, saremmo morti, stecchiti, maciullati da un abominio di venti metri!>>, gli dico sincera. Poi vedo con la coda dell’occhio tre infermiere dall’aria nervosa che trasportano un uomo biondo in barella. Talbot.
    <<Devo andare>>. Mi alzo e do ad Anthony un veloce bacio sulla guancia.


    <<Quando esci da qui chiamami, mi devi un’intervista>>. Gli faccio un occhiolino e mi dirigo verso lo sgabuzzino che ho adocchiato poco prima.
    Mi servirà un camice se voglio mescolarmi tra lo staff di quest’ospedale.


    6 Giugno 2014
    18:34

    Penitenziario di Bridgeport


    <<Signor Talbot, mi sente?>>


    Non ottengo risposta.
    <<Lawrence>>, dico infastidita. L’uomo –no, non l’uomo, ciò che ne rimane- dietro le sbarre non reagisce.


    <<Le ripeto la domanda, più lentamente: le sue azioni hanno provocato la morte di innumerevoli persone e la distruzione di un’intera città, prova rimorso?>>
    Sento qualcosa, ma non riesco a scandire le parole.
    <<Non ho capito, può ripetere?>>
    <<…smettila…>>
    Ripasso in fretta gli appunti che ho preso mentalmente (“Non può portare dentro armi, mi spiace” “La mia penna non è un’arma, non come la intende lei” “È appuntita, quindi non entra”). Direi che ho abbastanza materiale per il mio articolo. Faccio cenno alla guardia di venire ad aprire la porta.
    <<L’ho fatto per l’umanità, per tutti…ma voi non capite…idioti…>>. La voce di Talbot è poco più che un bisbiglio.


    Giro la testa, lentamente. Mi avvicino alle sbarre e mi abbasso, voglio essere sicura che Talbot senta le parole che sto per pronunciare. <<Spero che marcirai all’inferno, stronzo>>.


    Poi mi alzo e guardo negli occhi il secondino che è venuto a prendermi. Non osa commentare. Lo saluto annuendo ed esco dalla stanza.
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  8. #408
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    Parte 2


    7 Giugno 2014
    23:58

    Loft di Allison

    Sto piangendo da un’ora e non riesco a smettere. Mentre scrivevo l’articolo mi è tornata in mente l’immagine di quella donna, Helena Bertinelli, pallida, cadaverica, che uccide senza pietà sua sorella. Non è la prima volta che ripenso a momenti vissuti in quella palazzina, ma è la prima volta che ho una reazione del genere.
    Il telefono sulla scrivania continua a vibrare, probabilmente Stephenie o Scott mi stanno inviando dei messaggi. Lo spengo, tra un singhiozzo e l’altro, e riprendo a scrivere.
    Prima finisco questo articolo, prima riesco a far uscire tutta la rabbia e l’inquietudine che ho dentro, meglio è.


    10 Giugno 2014
    16:52

    Loft di Allison

    <<È perfetto>>, esordisce Adam. Moreen annuisce. Stephenie si limita a guardarci dal divano, divertita. Lei lo ha letto prima di tutti, ovviamente.


    <<Davvero? Cioè, è abbastanza scorrevole? Scorrevole ma, insomma, d’impatto?>>
    <<Allison>>, stavolta è Moreen a parlare. <<Come ha detto Adam, è perfetto. Mi sono emozionata leggendolo. E non perché l’ho vissuto in prima persona, ma perché hai un modo di scrivere così…lo definirei intenso, anche se non è la parola adatta, che ti scuote dentro. Questo è un Articolo con la A maiuscola.>>
    Sul mio viso compare un sorriso a 32 denti. No, che dico, a 64. <<Grazie>>, rispondo orgogliosa. Vorrei continuare ma ho paura di portarmi sfiga da sola.
    Oh, ma chissenefrega. <<Sono stata contattata dal Corriere di Bridgeport, vogliono l’articolo in esclusiva e un colloquio>>.
    Stephenie si alza di scatto dal divano, scandalizzata. <<Cosa?! Questo non me lo avevi detto!>>


    <<Non volevo portare sfortuna!>>
    Moreen ridacchia sotto i baffi, mentre Adam continua a rileggere la parte dell’articolo in cui parlo di quando la sua ragazza mi ha salvato la vita. <<Il Corriere è un giornale molto importante, il più importante dello stato oserei dire, vero? Congratulazioni!>>
    <<Non mi hanno ancora presa, Adam, per favore non portarmi sfiga anche tu.>>
    Adam sbuffa, Stephenie sospira, Moreen continua a ridere sempre più forte.
    Dopo altre battute e un caffè giunge per Adam e Moreen il momento di andarsene. Moreen entra in ascensore per prima, invece Adam si ferma fuori dalla porta per qualche istante.


    <<Scusa se ti ho urlato di toglierti di dosso quell’aria di sufficienza.>>
    <<Scusa se ti ho dato dell’idiota in uniforme.>>
    <<Non…non mi hai dato dell’idiota?>>
    <<L’ho pensato>>. Faccio con la testa un cenno verso l’ascensore. <<State bene insieme.>>
    Adam arrossisce. <<Grazie. Ci abbiamo messo un po’ di tempo e ci è voluta un’esperienza ai confini della morte, ma ora siamo felici.>>
    <<Sono contenta per voi>>, gli dico sincera. <<Ora muoviti che sennò ti lascia.>>
    Il soldato mi saluta e si infila nell’ascensore.
    Chiudo la porta del loft e vado a sedermi sul divano con Stephenie.
    In TV danno un film con un mostro gigante che sta distruggendo una città.
    Spengo immediatamente.


    28 Novembre 2014
    04:45

    Loft di Allison

    Mi sveglio di soprassalto.
    Sono a casa mia. Non sono morta. Nessuna bestia mi stava mangiando viva.
    Controllo la data sul cellulare. Sono passati sei mesi.
    Mando un sms al mio capo: “Oggi arrivo tardi.”
    Ne mando un altro a Scott: “Ho bisogno di vederti, dopo passo da te.”
    Torno a dormire.


    3 Aprile 2015
    09:23

    Cimitero di Sunset Valley



    <<Ciao Lydia, sono Allison. Scusa se non sono venuta a trovarti prima, ma ultimamente la mia vita è un casino assurdo. Il lavoro non mi dà un attimo di tregua, scrivo praticamente giorno e notte, a casa e in ufficio.
    Ieri…ok, mi è arrivata una lettera dalla Columbia University, a quanto pare sono stata candidata al premio Pulitzer nella categoria Miglior articolo.
    Papà e il mio capo sono al settimo cielo. Mamma non capisce bene perché sono tutti agitati ma è contenta per me. Stephenie vuole addirittura tornare prima dalla sua vacanza in Francia per assistere alla cerimonia. Scott vuole assolutamente essere dietro le quinte con me, perché è sicuro che lo vincerò. Adam, Moreen e Anthony si accontentano di stare in mezzo al pubblico. Come mi sento io? Io…mi sento bene. Per la prima volta in un anno mi sento davvero, davvero bene. Sono orgogliosa del mio lavoro, ho delle persone stupende vicino, e…c’è quest’uomo, un mio collega, che mi ha chiesto di uscire a cena. Gli ho detto di sì. Ho un buon presentimento, ti farò sapere.
    Vorrei tanto che fossi qui con me, sorellina. Scusami se non ho saputo proteggerti. Mi manchi tanto. Ciao.>>



    28 Aprile 2015
    20:32

    Cerimonia di premiazione

    <<Come ti senti?>>
    Scott mi compare alle spalle. Non l’ho nemmeno sentito.
    <<Scotty, non ce la faccio.>>
    <<Non dire cretinate! Il premio lo hai già vinto, devi solo fare un discorso!>>
    Devo solo fare un discorso. Me lo sono anche preparato. Era un bel discorso, ne sono sicura. Peccato che non mi ricordi nulla.
    <<Vuoto totale.>>
    <<Cosa?>>, mi chiede Scott, allarmato.
    <<Avevo un discorso e non me lo ricordo più, ecco cosa!>>


    Scott sbuffa. <<Allora improvvisa. Io credo in te, Allison. Ricordatelo.>>
    Gli sorrido e lo abbraccio forte. Scott mi ha aiutato così tanto in questo anno, è stata la mia roccia, insieme a Stephenie.
    Sposto lievemente il sipario e do un’occhiata al pubblico. In prima fila vedo subito i miei genitori, Stephenie, Adam, Moreen, Anthony e…
    <<Non ci credo!>>
    <<Cosa?>>
    <<Tra il pubblico c’è un tipo che ho intervistato un sacco di tempo fa, quando lavoravo ancora per l’Eco del Sim. Quello implicato nello scandalo di villa Knight. Dopo aver letto l’articolo che scrissi sull’omicidio mi disse che prima o poi avrei vinto il Pulitzer, e che quando sarebbe finalmente successo lui sarebbe stato tra il pubblico.>>
    Scott strabuzza gli occhi in modo quasi comico. <<Beh, carino da parte sua.>>
    <<Un po’ stalker>>, ribatto. Scott annuisce.
    Il presentatore mi sta per annunciare, e il mio cuore non ha ma battuto così forte come adesso. Nemmeno quando sul tetto della Household mi sono trovata davanti il dottor Bertinelli trasformato. Giuro.
    <<È il tuo momento. Coraggio!>>
    Esco sul palco. Gli applausi mi provocano un sorriso spontaneo. Forse ce la posso fare sul serio.


    Mi avvicino al microfono e inizio a parlare.


    2 Novembre 2019
    19:45

    Al Simhara


    <<Non vuoi mettere su famiglia?>>


    Guardo Stephenie come se le fosse cresciuta un’altra testa. <<Sei tu la mia famiglia.>>
    La ragazza rotea gli occhi. <<Sai cosa intendo.>>
    <<Ho quattro fratelli, sei nipoti, un fidanzato, tre cani. Sto bene così, grazie.>>
    Stephenie non sembra soddisfatta. <<Non vuoi figli?>>
    Scoppio a ridere. <<Sei pazza? Sono costantemente in giro per il mondo, a volte dimentico di mangiare o lavarmi per quanto lavoro ho da fare, è già tanto che quel santo di Chris mi sopporti. Secondo te sono in grado di badare a dei bambini?>>
    Stephenie sbuffa, poi ride anche lei. <<No, in effetti no.>>
    <<Esatto>>. Le faccio un cenno con la testa quando intravedo il nostro obiettivo. <<È arrivato. Allora, io vado a sedermi con lui, lo distraggo, tu gli rubi il cellulare. Tutto chiaro?>>
    <<Chiarissimo>>. È un miracolo che il boss della criminalità locale vada in giro senza i suoi scagnozzi, quindi non dobbiamo assolutamente fallire.
    Mi alzo in piedi, ma prima di andare dico un’ultima cosa a Stephenie.
    <<Appena torniamo in albergo dovresti iniziare a scrivere l’articolo. Il mio capo vuole leggerlo entro domani. Ho messo una buona parola per te, quindi impegnati.>>
    Stephenie apre la bocca, scandalizzata. <<Tu cosa?! Non voglio fare la figura della raccomandata!>>, urla.
    <<Zitta, che mi fai saltare la copertura!>>
    Mi allontano ridendo. In realtà non ho parlato col mio capo, non ce n’era bisogno. Stephenie sta ancora studiando, ma è già un’ottima giornalista e sono sicura che avrà il futuro spianato.
    D’altronde, ha imparato da me.


    17 Febbraio 2027
    11:12

    Ufficio del direttore responsabile


    <<Voleva vedermi?>>


    Alzo la testa. Vedo la giovane ragazza che ho assunto due settimane fa, affascinante, sicura di sé, per nulla nervosa. Ho scelto bene.
    <<Sì, grazie per essere passata. Volevo farti i complimenti per l’ultimo pezzo che hai scritto, l’ho appena finito di correggere. Ho intenzione di metterlo in prima pagina.>>
    Emily apre la bocca, evidentemente colpita. Poi recupera con una velocità impressionante la sua compostezza. <<Ne sono felice. È tutto?>>
    Inarco le sopracciglia. <<Hai fretta?>>
    <<Un po’, ho ricevuto una soffiata da Stephenie e la sto raggiungendo sul campo. Corruzione di secondini, qualcosa del genere.>>
    Scuoto la testa, divertita. Questa ragazza mi ricorda un sacco me da giovane: caparbia, orgogliosa, ambiziosa. Così desiderosa di vincere, di fare carriera, ma allo stesso tempo interessata più alla verità e al buon giornalismo che al successo. Eppure, alla fine…ho ottenuto tutto ciò che desideravo. Sono riuscita a cambiare le cose con molti miei articoli, rivelando verità scomode e smontando bugie su bugie. Ho vinto uno dei premi più ambiti da tutti i giornalisti del globo. E ora ho un giornale tutto mio, e una squadra composta da persone che condividono i miei stessi ideali.
    Ce l’ho fatta. E ancora non mi sembra vero.
    Forse…forse posso realizzare anche un altro mio sogno.
    <<Va bene, puoi andare>>. Emily mi lascia sola nel mio ufficio.
    È una pazzia. Lo so che è una pazzia.
    Ma era una pazzia anche vincere il Pulitzer. E ora ne ho tre.
    Apro un nuovo file di Word. Scrivo il titolo: Household.
    Era da un po’ di tempo che volevo scrivere un libro.




    28 Maggio 2014
    12:10

    Palazzina Household

    L’esplosione è fortissima. Il tetto sopra le nostre teste non crolla per miracolo.
    Quando esco allo scoperto e vedo il cadavere del poliziotto barbuto senza un braccio e una gamba mi viene quasi da vomitare. Salgo velocemente su un elicottero, assicurandomi che Stephenie mi segua. Ho bisogno di andarmene da qui, immediatamente.
    Mi siedo a terra, la ragazzina al mio fianco, la sua testa sulla mia spalla e le nostre dita intrecciate. Dopo di noi salgono altre persone, tra cui Scott. Non ci scambiamo nessuna parola, solo un cenno, ma basta quello per intenderci.
    L’elicottero prende quota e velocemente ci allontaniamo dalla palazzina. Più aumentano i chilometri, meglio mi sento. Improvvisamente il cielo diventa rosso, e pochissimi istanti dopo avvertiamo tutti una gigantesca esplosione, mille volte più potente di quella di prima. Un’esplosione del genere, come minimo…ha raso al suolo l’intera città.
    Non una città qualsiasi: Bellavista. La città dove sono nata. La città della mia infanzia e adolescenza. Dei primi amori, delle prime delusioni. Tutto in fumo.
    Ringrazio qualunque divinità esistente che la mia famiglia si è trasferita a Sunset Valley l’anno scorso.
    Dopo un breve volo atterriamo. Non so dove, non mi interessa.
    Appena metto piede fuori dall’elicottero mi permetto di rilassarmi, di inspirare come non ho mai fatto in vita mia.
    È finita. Sono viva. Traumatizzata, con cicatrici che non se ne andranno mai, ma viva.
    Sì, andrà meglio. Col tempo andrà meglio.
    Ora sono libera.


    Fine.
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  9. #409
    sim dio L'avatar di albakiara
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    Josephine Marshall
    Epilogo - prima parte

    Un anno dopo, in un altro Ospedale...

    <<Lasciatemi! La bambina è ancora là… *BOOOOOOOOM*>>

    Mi tappo le orecchie, ma l’esplosione rimbomba ugualmente nella mia testa. Tutto si tinge di rosso.
    Mi risveglio frastornata in una stanza bianca che odora di candeggina.



    Capisco di essere in un ospedale, come un anno fa quando mi hanno colpito la testa con una sedia in una lite al pub, ma questa volta non sono in manette scortata dalla polizia.
    Eppure sembra che il tempo si sia fermato allora. O meglio, vorrei che il tempo si fosse fermato allora.
    Preferirei essere finita dietro le sbarre, in una prigione da cui sarei uscita una volta scontata la pena; ora invece sono intrappolata in un mondo pieno di mostri da cui è impossibile fuggire, dove all'improvviso c’è un’esplosione e tutto diventa rosso.
    Solo dopo mi ritrovo chissà dove madida di sudore e col battito accelerato.
    Questa volta mi sono risvegliata in questa stanza d'ospedale asettica.

    Un'infermiera accorre ad assistermi: <<Un'altro incubo?>> mi chiede <<Dobbiamo aumentare la dose del tranquillante>>dice ad una sua collega.



    <<No... Non toccatemi... Statemi lontano...>>
    mentre le guardo fisse negli occhi per controllare che non si tramutino in esseri deformi, tasto le tasche per cercare la pistola, ma non ho nulla, neppure il mio coltello fidato.

    <<Forse è meglio chiamare il nuovo medico, è nuovamente in stato di shock...>>



    Provo a scendere dal letto ma una fitta al fianco me lo impedisce: c’è del sangue sulla maglietta...
    Ultima modifica di albakiara; 12th July 2014 alle 18:00

  10. #410
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    Re: [Quest GdR] Sims Afterlife - Household

    Manuel Russel
    Epilogo - Prima Parte




    Portland, ore 6.:45



    <<Russel>>

    <<Buongiorno Dott.Russell, mi spiace disturbarla così presto ma il Dott.Martin è in ferie e abbiamo un caso particolare…>>

    <<Arrivo>>

    Ormai sono abituato alle continue chiamate ed emergenze all’ospedale. Come anche ai “casi particolari” come li chiamano le infermiere del mio reparto, che spesso sono semplicemente pazienti irritabili a cui non vogliono avvicinarsi. Ma a me va bene così, ho sempre fatto del lavoro la mia vita.
    Da quando mi sono trasferito a Portland dopo il disastro a Bellavista mi sono buttato di nuovo a capofitto nel lavoro, per dimenticare e andare avanti. Le drammatiche immagini di quei giorni si fanno strada ancora di notte nella mia mente, in quelle poche ore in cui riesco a chiudere gli occhi, ed il senso di colpa ed impotenza continuano a tormentarmi.
    Ma la vita va avanti, e bisogna starle dietro.


    Fortunatamente che ci sono molte distrazioni, momenti in cui riesco a staccare da tutto. Distrazioni molto piacevoli a dire il vero.



    Distrazioni che durano poco. Molto poco.

    Lei è ancora addormentata. I capelli biondi, il corpo nudo e sensuale leggermente scoperto ed invitante. Il nome? Un dettaglio.






    Ospedale di Portland, ore 7:15



    <<Dottore! Venga, non riusciamo a calmare la paziente, rifiuta qualsiasi tranquillante e non riusciamo nemmeno a sedarla contro la sua volontà, è troppo manesca. Ha una piccola ferita sul fianco, niente di grave, ma non si è fatta ancora medicare…>>



    <<Ci penso io Sophie. Per favore portami un caffè nero. Grazie>>

    Le faccio l’occhiolino e la vedo arrossire prima di volatilizzarsi verso le macchinette del caffè.

    Dopo tanti anni di servizio non mi lascio più impressionare dai pazienti in crisi isteriche o emotive. Ho imparato a gestirli senza problemi. Senza considerare che ormai, dopo quello che è accaduto l’anno prima, dubito fortemente che ci sia qualcosa al mondo ancora capace di impressionarmi.

    Entro tranquillamente nella saletta dove si trova la paziente, iniziando a parlarle ancora prima di vedere le sue reali condizioni. Molte volte il loro problema non è fisico, ma psicologico. E tranquillizzarli prima di medicarli è sempre la tattica migliore.

    <<Buongiorno, sono il Dott.Russel, posso aiutar-…>>



    Le parole mi muoiono in gola, nel momento in cui i miei occhi incontrano quelli della ragazza.



    Flashback terrificanti affollano la mia testa, togliendomi il respiro.

    <<Josephine…>>
    <<Manuel…>>

    Le sento sussurrare appena il mio nome, prima di scoppiare in lacrime.

 

 
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