Lynette Crow
Apro gli occhi lentamente, temendo per un attimo.... cosa?
Forse di non essere più qui, in questa casa, accanto a lui.
Come se fossi contenta di quello che sta succedendo.
Nonostante sia scettica, decido di accogliere questo sentimento, la serenità che mi dona.
Nulla è cambiato da ieri sera: siamo entrambi sdraiati sul letto, nella stessa posizione di quando mi sono addormentata.
Alzo la testa per guardarmi intorno: la stanza si sta poco a poco illuminando, segno che il sole sta nascendo.
Sì, c'è il sole.
Torno a volgere il mio sguardo su di lui e vedo che si sta svegliando.
Delicatamente, gli accarezzo la guancia con la mano.
"Buongiorno" gli dico, dopo avergli dato un leggero bacio.
Mi risponde con un sorriso, in parte incredulo, in parte compiaciuto.
Mi stacco da lui, spostandomi e dando la possibilità ai miei arti di sgranchirsi e stiracchiarsi.
E' solo adesso, solo ora che non ho più i suoi occhi davanti a me, che realizzo che erano bianchi, che non era lui.
Mi giro di scatto per accertarmene, ma lui si è già alzato, e si sta dirigendo verso la stanza armadio.
Un principio di panico mi assale, eppure in qualche modo riesco a resistergli, a scacciare quei pensieri dalla mia testa.
E' così tranquillo, così calmo stamattina... probabilmente mi sono sbagliata.
Sicuramente mi sono sbagliata. Me lo sono immaginato a causa di quello che è successo ieri sera.
Sì, sono al sicuro ora.
Mi alzo e vado verso di lui, quando entra qualcuno dalla porta: è la domestica. Non Martha,
l'altra.
Anche questa volta non mi nota, anche questa volta ha occhi solo per lui.
E' talmente distratta a fare tutte le sue stupide moine, che non guarda nemmeno dove va, e fa cadere per terra la mia boccetta di profumo, rompendola.
Il liquido profumato forma una pozza rosata sul pavimento, evidentemente in leggera pendenza, perché un rivolo scorre fino ai piedi del letto, dove io mi trovo.
Un pensiero si fa strada nella mia mente, e ancora prima che me ne renda conto, mi ritrovo a compiere quell'azione.
Sento solo il rumore del mio accendino che cade a terra, poi tutto diventa più lento e più definito.
Sul parquet si forma un bagliore, di una vivacità ipnotizzante. Rapidamente si appropria di ciò che è suo, facendo brillare il profumo sparso su tutto il pavimento.
Mi avvicino a Lawrence, stringendogli un braccio, guardando la scena.
Osservo Jeanine contorcersi dal dolore.
Ogni suo grido, ogni suo urlo, ogni suo tentativo disperato di salvarsi non fa altro che rendermi più felice, più forte, soddisfatta.
La sua pelle diventa prima rossa come i suoi capelli, poi comincia pian piano a sgretolarsi, come vecchia e logora carta da parati che si strappa dal muro.
Le fiamme infine inghiottiscono il suo corpo, che ormai non oppone più alcuna resistenza.
Non riesco a fare a meno di godermi lo spettacolo con un ghigno dipinto sul volto.
Una sensazione strana mi invade, un tocco che sembra vicino e lontano al tempo stesso. Noto che lui mi sta accarezzando il ventre, accarezzando nostro figlio.
Ha uno strano effetto, come se fosse... più vera, più originale. Per un attimo tutto il resto mi sembra finto.
Lo abbraccio, continuando a guardare quel bagliore trasformare il corpo di Jeanine in un ammasso nero carbonizzato.
Come se sapessero di aver compiuto il loro dovere, le fiamme spariscono, lasciando una pila di cenere nel punto in cui prima c'era la domestica che osava troppo.
Lawrence si allontana, andando a chiamare Martha per pulire, e io rimango sola.
Mi giro, andando verso il bagno, quando un freddo inspiegabile mi avvolge, come se avessi avuto addosso una coperta, e me la fossi improvvisamente tolta.
Non sono tranquilla.
Sento come una presenza alle mie spalle.
Mi giro di scatto e la vedo.
Gwen?
Com'è possibile?
Sono paralizzata, non credo ai miei occhi... terrorizzata. Come può essere viva? Perché lui mi ha mentito? A che scopo?
Il mondo mi crolla addosso, letteralmente.
Vedo solo lo sguardo di Gwen, adirata. Con me? Con lui?
Poi, un dolore atroce, come un pugno sulla pancia. Dato da dentro.
Tento di urlare dal male, ma la voce mi muore nella gola, riuscendo a emettere solo un flebile fiato.
Chiudo gli occhi e crollo a terra.
Mi aspetto di cadere sul pavimento con un tonfo, invece non sento nulla, nessun rumore.
Apro gli occhi, e vedo il soffitto del baldacchino.
Mi guardo attorno, incredula.
Un sogno. E' stato un sogno.
Ricordo solo Gwen.. e poi il dolore, quello reale, che ora è passato.
Faccio un respiro profondo, come a fare il punto della situazione.
Anche questa mattina, come ieri, mi sento piena di energie... forte.
Non credo nemmeno più che sia una coincidenza.
Mi volto verso Lawrence... che non c'è. Le lenzuola però non sono fredde, dev'essersi alzato da poco. A giudicare dal rumore di acqua che proviene dal bagno, si sta facendo la doccia. Per un attimo me lo immagino, e non riesco a fare a meno di sorridere come un'idiota.
Poi il mio sguardo viene catturato dal camino che ho di fronte. Mi sovviene un altro particolare del sogno che non avevo ancora ricordato: Jeanine... sì. Jeanine è morta bruciata proprio lì davanti.
Che bella scena.
Noto solo ora che ci sono dei vestiti su una delle poltrone.
Mi alzo per andare ad esaminarli, ma mi sento un po' più pesante.. impacciata nei movimenti.
Solo ora vedo che il bambino è cresciuto tantissimo, e che assomiglio molto a un bignè ripieno.
-Che voglia di bignè alla crema pasticcera-
Quarto mese? Non sono un'esperta, ma a me non sembra proprio!. Mi sembra molto più avanti!
Potrei partorire da un momento all'altro? Nel giro di un'ora?
E probabilmente non andremo nemmeno in ospedale, perché altrimenti come faremmo a spiegare tutto quanto? Spero che sia attrezzato per una cosa del genere! Spero che almeno possa farmi l'epidurale, così almeno non soffrirò come un cane!
Uno, due, tre, calma.
Respira regolarmente.
Non vorrei che il bambino si agitasse e decidesse di nascere ancora prima di quello che dovrebbe.
Torno a guardare quegli abiti, per tentare di scacciare i pensieri isterici che piano piano si fanno sempre più insistenti.
Ne prendo uno, decisa a metterlo, quando mi blocco improvvisamente.
Non posso fare a meno di ripensare a Gwen. Credevo che non fosse importante, credevo di poter superare la cosa, ma i miei sogni mi dicono il contrario.
Devo sapere che fine ha fatto. Ho bisogno di sapere come è morta. Ho bisogno di sapere
se è morta.
Ne voglio le prove.
Questi vestiti... sono tutti apposta per donne incinte. Mi chiedo... appartenevano a lei? Era incinta? Altrimenti perché dovrebbe tenere abiti del genere in casa?
Alcune delle sue avventure notturne erano già incinte? Dubito.
Ha scoperto tutto ieri sera, e da allora siamo quasi sempre stati insieme. L'unico momento è stato quando ha accompagnato Xiu al bagno, ma è durato veramente un momento, e in più c'era lei.
Per il resto, non ha mai chiamato né ordinato a nessuno dei domestici di andare a comprare questi vestiti (come per il salmone o quelle siringhe, tra l'altro), e questa mattina, in quel poco tempo che è passato tra quando si è alzato lui, e quando mi sono svegliata io, è praticamente impossibile che sia riuscito a mandare qualcuno a fare shopping e che questi sia già tornato.
Faccio un grosso sospiro.
Sono stanca di pensare a complotti e inganni. Ogni volta parto con buoni propositi, ma poi i miei pensieri vengono subito dirottati dalla paranoia.
Ci penso ancora un po' su, per tentare di controllarmi, ma in realtà ho già ceduto al mio carattere.
Mi dirigo verso il suo comodino con in mano il vestito scelto: se dovessi essere sorpresa, potrei usarlo come scusa.
Un pensiero però mi fa cambiare direzione all'ultimo momento, e la mia mano, invece che aprire il cassetto, va ad alzare il materasso.
Sì, perché se io avessi qualcosa da nascondere, la metterei lì, piuttosto che in un cassetto alla portata di tutti.